KLONE – Le Grand Voyage

Pubblicato il 07/11/2019 da
voto
7.5
  • Band: KLONE
  • Durata: 52:30
  • Disponibile dal: 20/09/2019
  • Etichetta:
  • Kscope Music
  • Distributore: Audioglobe

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“Vogliamo che la nostra musica risuoni nel cosmo”. Mica male come nuovo intento per la band progressive di Poitiers, qui alla prima fermata della tratta discografica con l’emblematica Kscope di Steven Wilson. Le Grand Voyage. Il grande viaggio. Ed effettivamente si tratta di più di diciassette anni di musica, passati attraverso Season Of Mist, Pelagic e compagnia bella. Trapassando le mode e le attitudini passeggere, ma fondamentalmente catalogandosi come fenomeno prog-metal dalle forte tinte connotanti. Esistenzialismo, cultura propria e impatto efficace ed immediato, nonostante la ricercatezza delle partiture. Recentemente anche giunti alla trasposizione acustica del loro repertorio.
In questo nuovo corso della band, preannunciato già dall’ottimo “Here Comes The Sun” del 2018 (dalla cui ultima canzone, “The Last Experience”, sembra proprio continuare questo lavoro), la particolarità dei francesi risiede nel loro farsi, qui, sempre più delicati e pacati, rispondendo in pieno a quel nuovo tocco di neo-progressive che sta ormai sostituendosi ai grandi tuoni (e spesso tonfi) della decade scorsa. Il metal è sempre più lontano (almeno nei livelli di distorsione) e gli anni Settanta gilmouriani sempre più vicini. Così come i riverberi chiave di certo post-rock iperprodotto di oggi (à la Long Distance Calling o Pineapple Thief, per citare qualcuno di emblematico).
Sia chiaro: nulla contenuto in “Le Grand Voyage” risulta innovativo o sperimentale. Quello che è certo però è che la classe del quintetto non di certo poca e il nuovo lavoro si inserisce in una buona scia di uscite in ambito poliritmico, con belle melodie e facile appeal (chi ha detto Leprous?), da ascoltare tutte in una tranche per apprezzarne meglio l’ottica generale.
Guillame Bernard, il leader e chitarrista della band, ammette che, insieme a Yann Ligner, ha trattato a lungo in questi ultimi anni di letteratura legata alle esperienze di morte. Come sottolinea lo short movie dedicato alla prima “Yonder”, curato da Arthur Jerry, la metafora dello sguardo al cosmo, dell’affacciarsi allo sconosciuto, riflette le grandi domande esistenziali che da sempre l’essere umano si è posto.  Soprattutto in punto di morte. “Sealed” è uno dei migliori episodi, in questo senso, del percorso intrapreso dai nuovi Klone. “You’re just waiting for a sign / Like you’re waiting for spring / But you don’t recall the seasons / Some drawings on a damp wall / Remind you who you are / Memories lost in wrinkles“. In queste rughe c’è anche un po’ tutto il genere in sé. E anche tutto questo nuovo lotto di canzoni, tutte parimenti efficaci, ben strutturate, che non si dilungano in un farsi troppo distante dal concept principale. Tutto resta ancorato ad un ottimo lavoro di chitarre e melodia vocale, sorretto da un grande comparto ritmico (mai fuori luogo e sempre gustoso e intrigante, come in “Sad And Slow”) e a qualche innesto timbrico interessante ad opera dell’ottimo Matthieu Metzger (vedi “Indelible”). Tutti i musicisti si inseriscono in un perfetto amalgama che riesce a far risultare il tutto perfettamente fluido e consistente.
Le Grand Voyage è presto fatto. Di certo, se bazzicate nei territori di Anathema e amici wilsoniani questa uscita fa per voi. E i Klone forse giungono ad una delle loro vette più alte, senza che queste risultino impervie o di difficile raggiungimento. Grande pazienza, lavoro, cuore, tecnica e passione ed il progressive di oggi è servito per i palati dei veri aficionados.
“Here all is finished and / All restart again / Like a river’s flow / There will be a new day / ‘Cause when something ends / Another is born”

TRACKLIST

  1. Yonder
  2. Breach
  3. Sealed
  4. Indelible
  5. Keystone
  6. Hidden Passenger
  7. The Great Oblivion
  8. Sad and Slow
  9. Silver Gate
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