7.5
- Band: KMFDM
- Durata: 00:51:18
- Disponibile dal: 18/08/2017
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
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Puntuali come le tasse, riecco i paladini dell’industrial tedesco, con un buon lavoro in cui resta sempre alto il vessillo EBM; anzi, la presa di distanza dalle sonorità più propriamente metal è quasi totale. Restano le chitarre, ma sempre meno preponderanti e soggiogate all’imponente tappeto di tastiere; contribuisce a donare questa sensazione il crescente contributo vocale di Lucia Cifarelli, ormai stabile compagna del mastermind Sascha Konietzko tanto sul palco quanto nella vita. I brani in cui dietro il microfono domina lei, come “Freak Flag” o “Murder My Heart”, sono ammantati di una vena danzereccia ancora più potente del solito, a base di linee vocali semplici e che entrano velocemente in testa, con l’ottimo contrappeso della batteria in levare; ma la cantante sa toccare anche corde più intense, per esempio sulla bella “Only Lovers”, che oltre a riprendere il titolo e i temi di uno dei più bei film del nuovo millennio, riporta alla mente i compianti Moloko di Róisín Murph. E a tal riguardo, nell’album fanno capolino altre pulsioni vicine al trip hop, come ben evidente in brani come “Oppression 1/2” e il suo naturale prosieguo “Oppression 2/2”; i brani dove canta Konietzko portano invece alla mente, in pari misura, l’approccio tamarro dei vecchi amici Rammstein e la gelida cupezza del Marilyn Manson dei tempi d’oro. È particolarmente evidente in “Total State Machine”, funzionale intervallo tra le due brevi tracce succitate, virato in chiave industrial metal dalle chitarre di Hodgson e White, membri ormai stabili del combo germanico – sebbene di tedesco resti ormai solo il leader; oppure in “Burning Brain”, guidata da una chitarra stoppata che duetta con un sinth potente, e nella cupa “Rip The System v. 2.0”. Che oltre a riprendere un titolo dal loro classico “UAIOE”, vede il trionfo di cadenze dub e l’uso abbondante di vocoder. “Fake News”, oltre a mostrare la costanza dei temi socio-politici nella produzione dei KMFDM, si presenta come un ideale singolo (per quanto abbiano affidato il lancio dell’album alla titletrack), grazie al suo sound catchy e in perfetto equilibrio tra pulsioni dance hall e rock adrenalinico. Gran finale, è il caso di dire, con la curiosa “Glam Glitz Guts & Gore“; che oltre a candidarsi al premio per il titolo più simpaticamente scemo dell’anno, è un perfetto e rinvigorente mix tra i Revolting Cocks e i Samael più recenti, a base di batteria e tastiere che più tamarre non si può. C’è insomma la giusta varietà, i brani conquistano al primo ascolto e, per non farci mancare nulla, il tutto è racchiuso nell’ennesima, accattivante e significativa copertina di Aidan Hughes, che ha impresso ormai senza possibilità di errori il suo marchio di fabbrica sui lavori della band tedesca.