6.5
- Band: KOMATSU
- Durata: 00:37:16
- Disponibile dal: 11/04/2025
- Etichetta:
- Heavy Psych Sounds
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Sin dalla loro nascita, i Komatsu si sono mossi con discrezione nella scena stoner, costruendosi una reputazione solida ma discreta. In quasi tre lustri di attività, la band olandese ha pubblicato quattro album su etichette di riferimento del genere (Argonauta Records e successivamente Heavy Psych Sounds).
Il nuovo lavoro, “A Breakfast for Champions”, arriva a ben quattro anni di distanza da “A New Horizon” e prosegue nel processo di raffinamento sonoro intrapreso dalla band. Nel 2025, i Komatsu ci propongono un hard rock dalle venature stoner, che sorprende fin dall’inizio con la title-track, una miscela insolita di melodie pop rock (il riferimento principale, per chi scrive, è “American Idiot” dei Green Day) e riff in stile Queens of the Stone Age. Il fantasma della creatura di Josh Homme fa capolino anche nei cori di “Savage”, arricchita da un ottimo intreccio di chitarre elettriche, mentre “Devil’s Cut” si muove su saliscendi emozionali che non sarebbero fuori posto nel repertorio dei Rival Sons. La prima parte dell’album si chiude con “Release the Flies” (scelta come terzo singolo dopo “Savage” e “A Breakfast For Champions”), un brano dal gusto blues caldo e avvolgente, che ricorda quanto il percorso dei Komatsu sia parallelo a quello dei colleghi di scena Redscale.
Purtroppo, dalla seconda metà in poi, l’ispirazione lascia posto ad un pur dignitoso mestiere: “Fatcamp Workout” è un divertente (ma futile) esercizio strumentale che dà spazio ai tre musicisti per brevi assoli, “Welcome to the Underworld” avrebbe forse più impatto senza le sue parti vocali declamate, mentre “Climb the Vines” si perde in una lunga coda space rock, quasi sicuramente nata sul palco e più efficace in quel contesto. A brillare, all’interno di una scaletta senza sussulti, è la sola “What Lies Underneath”, con una melodia grunge avvolgente che si dipana per oltre cinque minuti.
In definitiva, “A Breakfast for Champions” potrebbe tutto sommato piacere ai numerosi amanti dello stoner, soprattutto grazie al suo convincente avvio. Rimane però il dubbio su quale direzione vogliano davvero prendere i Komatsu: continuare a coltivare uno status di culto – ma, in quel caso, servirebbe un album capace di colpire il cuore degli adepti in modo indelebile – o puntare a una platea più ampia, addomesticando ulteriormente il suono.