7.0
- Band: KOMMANDANT
- Durata: 00:39:53
- Disponibile dal: 20/01/2023
- Etichetta:
- ATMF
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Avevamo lasciato i Kommandant, se ci perdonate l’autocitazione, alla ricerca di una direzione stilistica più chiara e maggiormente dotata di personalità, e la sensazione dopo l’ascolto di “Titan Hammer” è che il bilancio sia positivo.
Ancora una volta le sensazioni e le pulsioni sonore sono variegate e lasciano spazio all’eterogeneità, ma la sensazione di insicurezza, o di volersi a tutti i costi lasciare aperte strade da percorrere in futuro, è molto meno marcata. A farla da padrone sono soffocanti miasmi e reminescenze raw black, che toccano apertamente territori death metal in certe scelte vocali, fangose e putride (“Sublimation Of Resistance”), in grado di inquadrare i Kommandant in un limbo atavico sospeso – ovviamente con dolorosi uncini sottocutanei – tra primi Bathory, Beherit e i Marduk; questi ultimi sono senza dubbio alcuno la loro principale fonte di ispirazione a livello di impatto sonoro e di malignità profonda, anche se la band di Chicago integra alle ritmiche furiose e all’impatto nichilista l’uso continuo di chitarre più aperte e zanzarose, a creare un’atmosfera quasi alienante, oltre che disturbante. Si segnala poi un drumming meno rigido rispetto al passato, che varia tra blastbeat e ritmiche asimmetriche, a opera del nuovo ingresso Steve Uildriks: una componente che quasi azzera l’alienazione industrial che serpeggiava nei precedenti lavori, sebbene restino palpabili sensazioni gelide e suprematiste come il loro immaginario bellico e misterioso insieme.
In un disco che scorre via senza difetti rilevanti, meritano menzione la title-track, dove cala con maggior forza l’ombra dell’ispirazione finlandese, fatta di marciume e sonorità scarne, la cura nei passaggi più cadenzati, che funzionano e donano un rinnovato dinamismo (“Atlantean Deathmarch”), e infine, per chi ama il lato più sperimentale ma entro i confini del post-black o dell’onanismo strumentale, “Spannungsfelder”: poco più di un intermezzo che, coerentemente con il titolo (tradotto come ‘zone di tensione’), ondeggia tra tribalismo, dark ambient e sprazzi rumoristici.
Buona la quinta, insomma (in termini di uscite discografiche).