6.0
- Band: KONKHRA
- Durata: 00:55:33
- Disponibile dal: 18/10/2019
- Etichetta:
- Hammerheart Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Sono anni che i Konkhra postano sui social network il proprio entusiasmo per l’arrivo di un nuovo album. Come da tradizione per la band, la gestazione dei brani è stata lunga e discontinua e la stessa pubblicazione del lavoro ha subito vari slittamenti, tanto che “Alpha and the Omega” arriva nelle nostre mani ad addirittura un decennio dal precedente “Nothing is Sacred”.
E’ noto a molti come i danesi abbiano deciso di archiviare la breve parentesi in territori groove/modern metal di fine anni Novanta: le (poche) opere rilasciate nel nuovo millennio hanno visto Anders Lundemark e soci tornare al thrash e al death metal, accentuando sempre di più la pesantezza di chitarre e ritmiche per evidenziare il concetto di ‘back to the roots’. “Alpha…” insiste su queste coordinate, mettendo in mostra un sound ancora più vigoroso e stentoreo rispetto a quello che ha caratterizzato le ultime prove. Restano lontanissimi i tempi di “Spit or Swallow”, ma per tutto l’arco della tracklist si respira questa estrema urgenza di rivendicare il proprio antico essere e la propria autorità. Si manifesta, tuttavia, anche un certo senso di sovrabbondanza e destrutturazione: l’album, composto appunto in un lasso di tempo veramente lungo, si affida spesso a dei midtempo molto estesi, sovente caratterizzati da riff stoppati che danno l’idea di essere già stati proposti più volte. L’incedere è spesso macchinoso, la durata media dei pezzi particolarmente impegnativa e il continuo insistere su trame cariche di pesantezza ma non di atmosfera porta molti dei suddetti episodi a risultare monotoni o comunque privi di quei guizzi e di quegli stop’n’go che contraddistinguono gli ormai sempre più vecchi classici dei danesi. Il paradosso è dunque che l’album probabilmente più heavy della ‘recente’ discografia della band di Copenhagen sia anche quello meno interessante. E’ una diretta conseguenza di una lavorazione irregolare ed estenuante, guidata da un’ispirazione che non è certo quella degli esordi. Quando i Konkhra si aprono ad una varietà di riferimenti più ampia – come in “Babylon”, “Floodgates”, “Misled” e “Darkest Millennium” – i risultati si fanno apprezzabili, ma in altri punti del disco la band si specchia un po’ troppo nella propria andatura da carro armato, apparendo volenterosa ma poco lucida. A conti fatti, speravamo in un ritorno un filo più divertente.