8.5
- Band: KORN
- Durata:
- Disponibile dal: 21/11/2003
- Etichetta:
- Sony
- Distributore: Sony
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Titolo emblematico, per un album fondamentale nella discografia del gruppo più rivoluzionario dello scorso decennio. Dopo gli eccessi del precedente “Untouchables”, i Korn hanno deciso di guardarsi allo specchio, di prendersi un momento di riflessione ed evidententemente, a giudicare dai risultati di questo lavoro, hanno riscoperto la motivazione, le idee, le intuizioni musicali che hanno reso “KORN” un lavoro fondamentale per capire le evoluzioni musicali del nuovo millennio. “Take A Look In The Mirror” assume pertanto un importanza particolare per il gruppo di Davis e soci, affermandosi come una sorta di ritorno alle origini e di riscoperta del korn sound più incontaminato. Basta sfogliare il booklet per accorgersi che i korn di oggi si riflettono (attraverso lo specchio) nei korn di ieri. Ovviamente da un gruppo geniale non è lecito aspettarsi una semplice riproposizione di schemi già ascoltati (e soprattutto copiati da migliaia di epigoni), per questo “Take A Look In The Mirror” rielabora le sonorità dei primi korn caratterizzate da un mix di funky, hip-hop, death metal, violenza, brutalità ed estremismo alla luce di album come “Issue” e “Untouchables” che ci hanno invece mostrato il lato più melodico dei cinque californiani. A differenza di quanto accadde nel debutto (in cui l’inaccessibilità dei pezzi e la mancanza di una struttura melodica la facevano da padrone), queste tredici tracce sono caratterizzate da una perfetta fusione tra aggressione sonora e spunti melodici con un occhio di riguardo verso la forma canzone. E’ così che nascono pezzi imprescindibili come “Counting On Me”, in cui balza immediatamente all’occhio il fatto che i Korn siano dei songwriter d’eccezione, o l’ottima “Right Now”, dove viene riscoperto il gusto per riff killer ed immediatamente assimilabili. Tornano poi le cornamuse in “Let’s Do This Now”, ed anche i duetti con ospiti importanti come NAS nella cattivissima “Play Me”, oltre alla voglia di stupire l’ascoltatore con canzoni ai limiti dell’ascoltabile come “Brak Some Stuff”. In tanta grazia la voce di Jonathan Davis torna a rifulgere di luce propria, riportandolo agli standard di “Korn” e facendogli ritrovare teatralità e capacità di emozionare nel suo districarsi tra passaggi melodici (che qui sono ancora più melodici) e momenti di furia incontrollata ed estrema (che qui sono ancora più estremi). Con questo disco i Korn riacquistano lo scettro di portavoce generazionali, di coloro che sanno cogliere le emozioni, le frustrazioni, la rabbia e le paure di una generazione per poi convogliarle in un unico punto, in un’unica forma espressiva. La cover di “One” a chiusura del disco è una sorta di passaggio di testimone tra quello che rappresentavano i Metallica di “And Justice For All” e quello che rappresentano oggi i Korn di “Take A Look In The Mirror”. In questo caso si può dirlo senza remore: intoccabili, sul serio.