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- Band: KORN
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
Finalmente, lo attendevo con ansia, è già da parecchi mesi che se ne sente parlare, voci incontrollate delineavano in anticipo questo nuovo lavoro dei Korn come un probabile passo falso o come il disco del millennio, merito probabilmente del fatto che alcuni brani erano già stati resi disponibili da fonti poco professionali su alcuni siti pirata o su vari clients “peer to peer” di condivisione dati, come Gnutella e simili. Ascoltando questo lavoro mi sono reso conto di trovarmi di fronte a quello che probabilmente verrà considerato come il disco delle contraddizioni di una delle più importanti e discusse bands che hanno fatto la storia del metal moderno, sembra che siano state spese somme esorbitanti (circa 4 milioni di euro) per la registrazione del loro quinto full-lenght e la qualità del sound proposto è evidentemente all’altezza dei costi sostenuti. Ad aprire le danze c’è “Here To stay” primo singolo e primo video, che già da qualche tempo ha avuto occasione di essere trasmesso ed apprezzato nei principali contenitori musicali dei vari media internazionali, un brano notevole, che lascia intuire le molteplici novità presenti nella scelta stilistica che ha caratterizzato il songwriting di questo Untochables. La prima impressione è che James “Munky” Shaffer e Brian “Head” Welch abbiano improvvisamente cominciato ad amare così tanto il metal da abbandonare in parte l’impronta stilistica che li ha resi tanto celebri per lasciare il posto ad un riffing decisamente più heavy style, ma anche lo stesso Fieldy non è stato da meno: un basso più corposo, più riempitivo, quasi completamente privo di quel retrogusto metallico dall’attitudine funkeggiante che ha sempre contraddistinto la sua presenza nei brani de Korn. In piena forma il notevole drummer della band, David Silveria, che ha dato prova di essere un abile arrangiatore oltre che un ottimo batterista, anche lui sembra stato improvvisamente colpito dall’infatuazione per sonorità più classiche, tralasciando in buona parte i pattern tanto cari all’hip-hop e al funky ampiamente utilizzati nei precedenti lavori. Seguono “Make Believe” e “Blame” due brani davvero sensazionali, specialmente il primo, con un inciso che finirete per canticchiare anche voi sul tram o nella doccia, per arrivare poi alla bellissima “Hollow Life”, un brano avvolgente dai toni molto più atmosferici, quasi commovente e con un chorus memorabile. Quasi tutti i brani lasciano il segno ma i fans più legati ai Korn degli esordi probabilmente resteranno delusi, i riferimenti al primo album o a Life Is Peachy sono praticamente assenti, mentre è stato dato molto più spazio alla vena melodica che ha caratterizzato i due dischi successivi, il notevole Follow The Leader e il più recente Issues, il tutto farcito con innesti elettronici (e qui molti di voi storceranno il naso) che contribuiscono a rendere ancora più evocativo l’intero lavoro. Devo ammettere che non sono rimasto immediatamente affascinato da questo Untochables, forse perchè ad un ascolto superficiale risulta molto più elaborato e complesso di qualunque altro prodotto di questa band, ho trovato difficile all’inizio accettare l’idea di un Jonathan Davis che canta in falsetto e che, oltretutto, ha definitivamente messo da parte il suo caratteristico “gibberish”, ma ascoltando brani come “One More Time” o “Thoughtless” non ho potuto fare a meno di convincermi che questo è davvero un disco con i fiocchi, che prende le dovute distanze dall'”easy-metal” di Linkin Park e Papa Roach dimostrando che ancora una volta i Korn hanno centrato il bersaglio, confermandosi definitivamente come i veri “intoccabili” del nu metal. Compratelo oggi stesso.