KORPIKLAANI – Jylhä

Pubblicato il 31/01/2021 da
voto
7.0
  • Band: KORPIKLAANI
  • Durata: 01:00:35
  • Disponibile dal: 05/02/2021
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast
  • Distributore: Warner Bros

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Sono passati ben tre anni dall’ultimo lavoro del clan della foresta e non c’è alcuna ironia in questa affermazione. Dopo un recente passato così prolifico, che vedeva sfornare un album all’anno, il finnico sestetto si è preso una pausa di riflessione per caricare al meglio la vena ispiratrice o per avere il tempo di esplorare a fondo le tematiche da cui trarre le basi per le tredici tracce del nuovo “Jylhä”, undicesima tappa dell’ormai ampia discografia, e regalare agli ascoltatori qualcosa di diverso. Riuscendoci. Il piccolo problema che però si pone, è come apprezzare a pieno questa ricerca di intenti, dato che – a meno di studi in lingue nordiche – i testi in finlandese non sono così facilmente assimilabili. Ecco che quindi ritorna un punto saldo della musica dei Korpiklaani: sono nati per far ballare, per far divertire con la loro commistione di musica folk, punk, rock e questa volta anche reggae. C’è poco da fare, non possono essere così immediati da pensare di far cantare a squarciagola ogni singola parola, quindi lasciamoci condurre in quadriglie cadenzate dal basso di Jarkko Aaltonen e dalla batteria di Samuli Mikkonen. I Korpiklaani si distinguono però da altri gruppi di genere dall’uso massiccio della fisarmonica di Sami Perttula e del violino di Tuomas Rounakari, creando quel suono che a volte ci fa sembrare di essere in una balera, altre volte invece ci ricorda i suoni occitani e fa scattare le danze di un pogo (ahinoi) immaginario. Non ce ne vogliano i puristi del metal ma ormai la strada che hanno intrapreso questi moderni druidi è spostata quasi del tutto verso il folk; ci sono sì riff di Kalle Savijärvi che strizzano l’occhio ai Judas Priest o ai Black Sabbath, ma sono anche i passaggi meno riusciti. Lì la sciamanica voce di Jonne Järvelä si incaglia in ritmi meno coinvolgenti, come in “Kiuru” (la storia di un duplice omicidio) o nella conclusiva “Juuret”. L’uscita dell’album è stata anticipata da ben quattro singoli/video e fra questi ci sono la spassosa “Leväluhta”, con quel sentore tipico dei suoni in levare, e l’altrettanto ritmica “Niemi”, che ci ricorda il significato primordiale del genere humppa-metal. Sono i momenti spensierati quelli che vogliono trasmetterci con la loro musica e anche con il brano “Huolettomat”, che letteralmente significa “Gli Incuranti”, ci raccontano del momento storico in cui ci troviamo, spingendoci a preoccuparci di vivere solo il presente e lasciando avvenire l’incerto futuro. Altri bei momenti sono presenti in questo disco, il cui titolo tradotto dal lappone suona come l’aggettivo ‘maestoso’ riferito ad eventi naturali selvaggi: si fanno ricordare il brano più lineare nella costruzione, “Sanaton Maa”, dove si susseguono intro-strofa-ritornello-assoli vari (tra cui la parte di violino è molto accattivante) così come la decima traccia “Anolan Aukeat” con l’immancabile fisarmonica.
Se vi incuriosisce la musica folk mescolata a molteplici generi, considerate l’esperienza di trovarvi quasi in una nave pirata ascoltando “Pidot”, una melodia creata da nordici vichinghi che non si fanno sorprendere dalla tempesta e arrivano in porto anche questa volta.

TRACKLIST

  1. Verikoira
  2. Niemi
  3. Leväluhta
  4. Mylly
  5. Tuuleton
  6. Sanaton maa
  7. Kiuru
  8. Miero
  9. Pohja
  10. Huolettomat
  11. Anolan aukeat
  12. Pidot
  13. Juuret
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