6.0
- Band: KORPIKLAANI
- Durata: 01:14:01
- Disponibile dal: 21/03/2008
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Strano a dirsi, ricompaiono già fra noi i finnici Korpiklaani a soli otto (8!!!) mesi dalla pubblicazione del precedente “Tervaskanto”; non l’avremmo mai pensato, tenuto conto del passaggio dalla Napalm Records alla Nuclear Blast, l’attitudine ‘conigliesca’ del gruppo a sfornare album in rapida successione – quarto in quattro anni: record! – e la volontà di Jonne Järvelä e soci di farsi sentire il più possibile finché la sbornia da humppa folkish metal sarà stolidamente ronzante nelle teste dei metallari di mezza Europa. A parte l’ironia, cosa dire su “Korven Kuningas”? La solita solfa, praticamente: una schifezza per chi vomita sul metal da balera lappone, un capolavoro per chi si cappotta tra svedesotte in gonnellona e tedescone rubizze. L’album, nel suo complesso, è prodotto meglio rispetto ai precedenti, presenta qualche arrangiamento più studiato del solito (‘studiato’ è una parolona, ovviamente) ed è caratterizzato da una velocità media non troppo elevata. Mossa, quest’ultima, avventata: la forza dei Korpiklaani sta nelle partiture più lanciate e qui dentro ne sono testimonianza le trascinanti “Tapporauta”, “Runamoine” e “Northern Fall”, mentre la band diventa tremendamente noiosa quando rallenta l’andatura e i giri di fisarmonica e violino perdono efficacia – sempre che non l’abbiano già persa al trentesimo pezzo con simile ritmica e stesso incedere… Comunque, per questo debutto ambizioso per un’etichetta che non sappiamo quanto abbia fatto bene a puntare sui Korpiklaani, “Korven Kuningas” è un lavoro sufficientemente accettabile. “Keep On Galloping” tiene alta la famosa bandiera del western finnico (?) con un passo molto divertente, e non facciamo fatica ad immaginare un polveroso Terence Hill in versione Trinità preferire il salmone e la neve di Helsinki ai fagioli e cotiche di El Paso (ma quando mai?!). Nel segnalare la terribile trovata di allungare la conclusiva title-track di venti minuti con un outro tribale – una stordente martellata sui maroni! – non resta che dire che il Clan della Foresta ci ha regalato un’altra perla di estenuante humppa metal. Da conservare per l’Oktoberfest o per le nottate all’addiaccio ai festival estivi. E l’anno prossimo torneranno pure, puntuali come le zanzare! Scommettiamo?