6.5
- Band: KORPIKLAANI
- Durata: 00:42:38
- Disponibile dal: 02/07/2007
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Ah, la sagra paesana: qual divertente convivio d’anime! I finnici Korpiklaani sembrano saperlo davvero bene, tenendo conto del numero di dischi pubblicati negli ultimi tempi: quattro in cinque anni, per l’esattezza; quando si dice ‘battere il ferro finché è caldo’! Anche il qui presente “Tervaskanto”, successore del fortunato “Tales Along This Road”, riapre le porte dell’osteria Humppa Metal per far scapicollare a furia di quadriglia, polka e tarantella i suoi alcolici avventori. E con un opener quale “Let’s Drink”, memore degli inni “Beer Beer” e “Happy Little Boozer”, non ci si può davvero tirare indietro, neanche se a trascinarci nelle danze è il vecchio cugino cornuto di Babbo Natale della copertina. Fisarmonica, violino, flauti…tutto a manetta e giù per le colline innevate, a fianco della vostra ferale muta di lupi, proprio come nella forsennata strumentale “Running With The Wolves”. Conoscete per caso la saga “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”? I meta-lupi degli Stark vi verranno dietro infoiati, non appena poggerete “Tervaskanto” nel lettore CD! Disco piuttosto uniforme e veloce, il nuovo album dei Korpiklaani farà sicuramente incetta di consensi fra chi adora le sbracate atmosfere hobbitiane da “Al Drago Verde”, mentre dirà molto poco a chi considera il folk metal qualcosa di più serio, profondo ed ispirato. Poco male, comunque, i nostri finlandesi ci fanno divertire e questo basta: “Viima”, “Veriset Äpärät”, l’ululante (per la pronuncia) “Karhunkaatolaulu” e la più introspettiva “Vesilahden Veräjillä” contagerebbero anche le nonnine che fanno giocare i nipotini alle pro-loco dei paesini di montagna (ebbene sì, ricordi d’infanzia). Pazienza se solo un riff su cinque è di stampo metal, mentre il resto si attesta tra il folk-punk alla Dropkick Murphys/Flogging Molly ed il power-punk dei Prozac+… Jonne Järvelä ha la voce perfetta per cantare la humppa, anche se le tonalità più gravi potrebbe usarle più spesso; le chitarre elettriche sono di contorno, molto più incisive quelle acustiche; il bandolo della matassa è nelle mani della strumentazione folk e quella, per fortuna, funziona alla grande! Bel lavoro, d’accordo: si spera però in una qualche evoluzione a breve…quando la birra fermenta troppo, poi non è più tanto buona!