6.5
- Band: KORZUS
- Durata: 00:50:00
- Disponibile dal: 11/11/2014
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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I Korzus sono quel che rimane del thrash metal brasiliano. Con i Sepultura morti da un pezzo ed i Sarcofago sconosciuti dai più, questi cinque brasiliani sono la cosa che va più vicina al thrash metal nella terra del calcio. Sembrerà strano, perché non sono famosissimi, ma questi carioca sono attivi da oltre trent’annive con questo “Legion” arrivano al sesto album della loro travagliata carriera, durante la quale hanno aggiustato più o meno lo stile delle loro composizioni. Nel 2014 li ritroviamo con un thrash metal d’impatto, dai suoni curatissimi, bombastici specie a livello di batteria e con le chitarre sì presenti, ma meno di voce e batteria. Vediamo quindi di spiegarvi perché dovreste o non dovreste – a seconda dei vostri gusti musicali – avvicinarvi a questo nuovo lavoro. Anzitutto questi brasiliani non sono riusciti ancora ad eliminare del tutto l’influenza degli Slayer, già manifestata ampiamente sui loro lavori passati e qui di nuovo presente. Hanno però cercato di seguire il filone attuale del thrash moderno, con canzoni scritte per risultare avvolgenti, usando spasmodicamente la doppia cassa, riducendo le percussioni al minimo sindacale e facendo risaltare la voce, che quando urla risulta fin troppo udibile. “Lifeline” apre l’album con quelle rullate sui tom come per pagare una sorta di dazio alla “Hell Awaits” degli Slayer. Non sarà l’unico rimando alla band di Araya durante l’intero ascolto di “Legion”, anche se poi il gruppo cambia il mood del brano virando verso tempi pesanti e veloci, intervallati da break dove la doppia cassa è molto presente. “Lamb” è un altro brano che funge da biglietto da visita: tempi serrati, break sempre molto carichi di groove con il lavoro di batteria – specie quando nei break si ricorre ancora una volta alla doppia cassa – a elevarsi su tutti gli altri strumenti. Ennesima prova di quanto appena scritto è sull’ottima “Six Elements”, dove all’inizio si crea l’hype per la partenza a tutta velocità, preludio all’headbanging più sfrenato dal vivo quando questo brano verrà proposto in scaletta. Dopo l’ascolto della terza canzone però, comincia a instillarsi una sensazione di sazietà. I tre brani fin qui ascoltati sono impeccabili: scritti bene, arrangiati meglio e con un suono e una produzione fantastica, degna dei migliori – d’altronde ci sono anche 30 anni d’esperienza in questa band. Solo che di ascoltare canzoni solo sullo stile degli Slayer quando ancora ci sono in giro proprio Araya e soci siamo un po’ stufi. La mancanza d’inventiva in casa Korzus è sempre la stessa e l’ascolto degli altri brani, buone o ottime composizioni, eseguite senza sbavatura alcuna, non muta di molto il giudizio che si è già formato dopo un po’: i brasiliani sono bravi ma non fanno breccia nel nostro cuore. L’album vale la sufficienza piena, i fan del gruppo potranno esserne felici, anche perché i Korzus sono ancora fra i migliori del thrash brasiliano. Ed abbiamo detto tutto.