7.0
- Band: KOWLOON WALLED CITY
- Durata: 00:37:32
- Disponibile dal: 09/10/2015
- Etichetta:
- Neurot Recordings
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Primo album dei Kowloon Walled City per Neurot Recordings: l’aver firmato per l’etichetta dei Neurosis è un buon traguardo per una band che cerca di spingere oltre le proprie visioni in musica, con soluzioni non convenzionali e poco battute. “Grievances”, loro terzo album, non lascia adito a dubbi, è un lavoro che trae spunto dallo sludge più oscuro e claustrofobico mutuato a soluzioni post hardcore dei primi Cave In o alle cose più articolate che ricordano le strutture piramidali dei Botch. Quello che colpisce nella musica della band americana sono i lenti e pachidermici disegni ritmici che donano, ad ogni canzone, un incedere profondo e greve, e il suono asciutto, quasi chirurgico, risulta una soluzione che nel genere non si trova molto spesso, e che i Kowloon Walled City rendono assolutamente familiare anche se atipico. Giocano molto bene, i Nostri, con l’alternarsi tra silenzio e rumore, tra il minimale e le bordate soniche sempre corpose e potenti. La particolarità di “Grievances” è il suo impatto emotivo con le vocals di Scott Evans, graffianti urla nel puro stile hardcore snapcasiano salmodianti disagio ed un certo ‘mal de vivre’. Parlare di sludge metal è riduttivo, perché la versatilità e la personalità dei quattro musicisti messe a disposizione in queste sette canzoni rasentano il post rock più ricercato e sperimentale. Le armonie dissonanti delle chitarre rendono il lavoro ancora più acido e cupo, l’apertura di “Your Best Years” è un compendio di melodia, armonia e rumore ragionato, come se i Fugazi suonassero rinchiusi nella stanza di un ospedale psichiatrico insieme ai più visionari Fudge Tunnel. La poetica di “Grievances” è trascendente la tragedia urbana dei nostri giorni e la band di San Francisco riesce a descrivere molto bene la propria alienazione. Ecco, un termine che potrebbe descrivere al meglio questa musica così particolare ed articolata è proprio ‘alienante’, una musica che ha mille sfaccettature ma che nel profondo custodisce cicatrici esistenziali che non si rimargineranno. Una musica che è cibo per il cervello ma che può diventare molto pericolosa, consapevolezza trasposta in note e rumore, colonna sonora che descrive la tragicità della nostra vita quotidiana caratterizzata da negatività, desolazione e disperazione. Con una poetica decadente e matematica, “Grievances” custodisce il suono giusto della fine del tutto e dell’infinito circoscritto in edifici fatiscenti come quelli di cui era fatta la città di Kowloon Walled City.