9.0
- Band: KREATOR
- Durata: 00:50:05
- Disponibile dal: 28/09/1999
- Etichetta:
- Drakkar Records
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Partiti a suonare a metà degli anni Ottanta e subito diventati dei miti viventi dell’allora nascente movimento thrash teutonico, i Kreator hanno sempre guardato avanti, senza mai tentare di riciclare idee o di ripetere quanto già fatto in passato, almeno fino ad “Endorama” compreso. Se i primi tre lavori sono entrati nel mito grazie alla furia incompromissoria ed ignorante che li ammantava, con “Terrible Certainty” la band opta per un approccio sempre devastante ma anche tecnicamente più complesso, frutto naturalmente di un’esperienza sempre maggiore acquisita suonando dovunque e con chiunque. Nel 1990 i ragazzi di Essen danno alle stampe “Coma Of Souls”, album thrash più ragionato e completo che da molti è considerato il loro capolavoro, nonché una sorta di “Master Of Puppets” in versione germanica. All’apice della carriera, Petrozza e compagni non si sono di certo adagiati e – probabilmente consci che su quel versante non sarebbero riusciti a migliorare ulteriormente i loro standard artistici – decidono di iniziare un periodo estremamente sperimentale, che darà alla luce album controversi quali “Renewal”, “Cause For Conflict” e “Outcast”, accolti piuttosto male da critica e pubblico. Nel frattempo – siamo nel 1999 – tra molti cambi di line up Mille è rimasto l’unico membro originario della band, affiancato da una sezione ritmica composta da Christian Giesler al basso e Jurgen Rell (Ventor) alla batteria e dal fenomenale ex-Coroner Tommy Vetterli alla chitarra. Già due anni prima con “Outcast”, i Nostri si erano avvicinati a sonorità darkeggianti e sinuose, ma il vero colpo da maestri viene piazzato con “Endorama”, album magnifico dove tutto è quasi perfetto. Naturalmente i fan di vecchia data ripudieranno questo lavoro, costringendo Vetterli ad andarsene e Petrozza a tornare a suonare thrash metal. In realtà l’album è veramente ben riuscito, elegante, oscuro, con delle melodie assolutamente vincenti ed efficaci. Se fino ad oggi i Kreator avevano cantato le miserie della carne, “Endorama” descrive la sensualità dei sogni, una materia impalpabile ma assolutamente reale. L’album è descrivibile come un punto d’incontro tra un heavy thrash vicino ai Megadeth ed ai Metallica del black album e una preponderante vena dark che pesca da Killing Joke e The Sisters Of Mercy. Il risultato finale amplia e migliora quanto fatto nel corso degli anni da Lacrimosa, Crematory e compagnia. I pregiudizi dei fan non permisero ai brani contenuti in “Endorama” di emergere: non capiremo mai perché una opening track come “Golden Age” non abbia ricevuto lo stesso successo di “Symphony Of Destruction” dei Megadeth, trattandosi di un brano dall’identica struttura ma molto più elegante e sofisticato. La title track velocizza i ritmi, ma gli arabeschi creati dalla coppia Petrozza/Vetterli contribuiscono a tenerla piuttosto lontana dalle spigolosità thrash. Eccezionale il lavoro di mixing sulle due voci di Mille e dell’ospite Tilo Wolff dei Lacrimosa, che imbastiscono degli intrecci di rara intensità. Il metallaro medio non ha mai perdonato alla band il trittico composto da “Chosen Few”, “Everlasting Flame” e “Passage To Babylon” che, unito a “Willing Spirit”, rappresenta la totale crasi con il passato dei Nostri. “Chosen Few” e “Willing Spirit” in particolare sono i due brani più soffusi, delicati ed in qualche modo meno opprimenti mai usciti dalla penna di Petrozza; “Everlasting Flame” e “Passage To Babylon”, invece, rappresentano rispettivamente l’aspetto elegante e catchy del gothic. Al metal si ritorna con “Pandemonium”, up tempo comunque controllato e raffinato e con la finale “Tyranny”, che gode di melodie assolutamente preponderanti rispetto alla pesantezza del chitarrismo. Per assurdo i due episodi maggiormente heavy del lavoro sono anche quelli mono riusciti, ovverosia “Shadowland”, molto cupa, e “Soul Eraser”, vagamente sintetica e davvero poco ispirata, salvo che per un buon solo maideniano peraltro completamente fuori contesto. La voce di Mille Petrozza rinuncia quasi completamente all’impatto, immolandosi sul’altare del gothic dark più sensuale e passionale; Vetterli con il lavoro di tastiera (e con un contributo fondamentale al songwriting) riesce ad essere ammaliante in ogni passaggio, mentre la sezione ritmica svolge il proprio dovere sebbene venga posta assolutamente nelle retrovie rispetto alla coppia di solisti. Anche le liriche si fanno più mature, descrivendo paure, angosce e calcando molto la mano su un certo senso di rinnovamento che pare avere colto la band in quel particolare momento della propria carriera (“Broken dreams, misery replaced by constant ecstasy” canta Petrozza in “Golden Age”, che già dal titolo è un monumento al nuovo che avanza). Da qualunque lato lo si osservi, “Endorama” è un vero capolavoro, un masterpiece emozionale del quale anche la critica ha tessuto lodi sperticate. Purtroppo però le vendite furono veramente disastrose, la Drakkar scaricò il quartetto che da lì a poco diede il benservito a Vetterli, sostituito dal più anonimo Sami Yli-Sirniö, e tornò al thrash tout court con “Violent Revolution”, album decisamente buono ma lontano anni luce dai picchi emozionali di “Endorama”. Anche i Kreator si sono dovuti quindi inchinare alle esigenze del mercato ed alle richieste di fan la cui apertura mentale è pari a quella di un talebano. Rimane il fatto che “Endorama” rappresenta uno dei momenti più alti della carriera dei tedeschi e merita di essere riscoperto a distanza di anni proprio per le istanze del tutto particolari racchiuse al suo interno. Gemma nascosta.