KREATOR – Gods Of Violence

Pubblicato il 24/01/2017 da
voto
8.5
  • Band: KREATOR
  • Durata: 00:51:43
  • Disponibile dal: 27/01/2017
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast
  • Distributore: Warner Bros

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Non hanno bisogno di presentazioni i Kreator, no? Dunque possiamo partire in quarta e parlare del quattordicesimo studio album della band di Essen? No, nemmeno. Perché un cappello a questo disco è quanto mai necessario, data l’importanza che la band ha rivestito da praticamente sempre nel thrash prima tedesco e poi globale, e non di meno per il suo ruolo di punta di diamante di quelli che sono i ‘Big Four teutonici’. Inoltre la band guidata da Mille Petrozza è, oggi, uno degli esempi più fulgidi di come l’evoluzione del suono nel corso di una storia più che trentennale può portare a risultati diversi, a volte insperati a volte impervi, buoni o meno buoni, capiti o non capiti, ma pressoché sempre coerenti con la nomea che si porta dietro un compositore vulcanico come Petrozza. “Gods Of Violence” è frutto di tutto questo, è frutto di “Endless Pain” quanto di “Coma Of Souls” tanto del bistrattato “Endorama” (ce lo ricordiamo quando tutti davano contro a band e disco) e soprattutto dell’ultimo corso, quello iniziato con “Violent Revolution” e a modo suo proseguito, con dei distinguo e delle prese di posizione sonore piuttosto marcate, fino al lavoro che abbiamo tra le mani oggi. Perché “Gods Of Violence” racchiude in sé tutti i trademark dei tedeschi e del loro singer in particolare, il cantare la società usando lo sfogo, la rabbia che deflagra in tematiche intelligenti e discussioni sviluppate in maniera concreta, nascosta dietro titoli volutamente appariscenti (Mille è sveglio e vent’anni non ce li ha più da un po’), il thrash furioso di primo acchito ma reinventato sempre di più da orchestrazioni ancora più marcate e al limite del power metal (coadiuvati, in alcuni punti, dalle sapienti mani dei ‘nostri’ Fleshgod Apocalypse), una naturale predisposizione per la scrittura di brani che riescono a scuotere l’ascoltatore e inflessioni nella NWOBHM e nel death melodico di memoria svedese. Che i Kreator facciano questa musica, nel 2017, non stupisce: “Gods Of Violence” suona come dovrebbe suonare un disco dei Kreator oggi, ma con un tocco in più, ed è qui che la band diventa effettivamente grande: furioso, apparentemente semplice ma volto ad aprire diverse interpretazioni proporzionalmente all’aumento degli ascolti, e pieno zeppo di roba. It’s evolution, baby. E se un’introduzione sulla natura intrinseca dell’opera ci sembrava d’obbligo, possiamo ora andare con maggior leggerezza a parlare nella fattispecie: com’è “Gods Of Violence”? Una bombetta mica male, signori, nonché un vero e proprio lavoro d’insieme: sembra infatti impossibile scindere in questo lavoro l’apporto di tutte la parti in ballo, il risultato è corale, essenziale, volto all’intento comune. Parte con un’intro che mette una carica pazzesca e sfocia in un brano che dice già tutto: “World War Now” si presenta con un riff (apparentemente) semplice e ci fa cadere dalla sedia nelle sue strofe, si sviluppa come un pezzo della madonna per metà e poi cambia completamente in arie e sensazioni melodiche e piene di sostanza, andando immediatamente a sviluppare le orchestrazioni di cui sopra che rendono un pezzo inizialmente thrash un composto epico e pregno. Segue “Satan Is Real”, che abbiamo già avuto modo di ascoltare abbondantemente così come la title track, che ancora più della opener racchiude un  po’ tutte le anime di quest’album, tra thrash e assoli che ricordano, dio ci perdoni, addirittura certe cose dei Blind Guardian (e la sensazione ritornerà ad esempio su “Lion With Eagle Wings”, ma anche su “Hail To The Hordes” e in molti altri momenti). Quello che stupisce è che non c’è un brano che non abbia un tiro incredibile, non c’è un pezzo che non abbia almeno un momento memorabile (“Totalitarian Terror” potrebbe diventare un nuovo anthem della band, e “Army Of Storms” farà fatica ad uscirvi dalla testa), e sebbene ci siano un paio di momenti di stanca (“Fallen Brother”, ad esempio, o alcune parti della già citata “Hail To The Hordes” che ci sembrano sì nella media, ma in un disco del genere stonano), arriviamo, passando per l’imprescindibile bordata (con intermezzo) di “Side By Side”, a goderci gli otto minuti di “Death Becomes My Light”, brano epico, diremmo il meno thrash tout court, ma che come e ancor più della title track racchiude gli elementi dei Kreator fino a qui riconosciuti e li comprime, ne fa una sorta di testamento spirituale per quello che saranno, dunque, i Kreator come individui e musicisti all’alba del prossimo disco, quali che possano essere le evoluzioni – naturali o meno, a tavolino o meno – che verranno introdotte in questa creatura cangiante e che, per nostra fortuna, pace non ha mai trovato sin dalla sua creazione. Già tra i dischi dell’anno, fatelo vostro.

TRACKLIST

  1. Apocalypticon
  2. World War Now
  3. Satan Is Real
  4. Totalitarian Terror
  5. Gods of Violence
  6. Army of Storms
  7. Hail to the Hordes
  8. Lion with Eagle Wings
  9. Fallen Brother
  10. Side by Side
  11. Death Becomes My Light
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