7.0
- Band: KRE^U
- Durata: 00:42:32
- Disponibile dal: 09/05/2023
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Sebbene un progetto black metal in dialetto non sia una novità così estrema in Italia, è con una certa curiosità che approcciamo il debut album, ononimo e autoprodotto, dei Kre^u, un lavoro piuttosto ambizioso di sei brani per una quarantina di minuti.
Curiosità perché la presentazione da parte della band (in realtà il mastermind è uno, Ignazio Cuga, voce e autore delle composizioni, oltre che chitarrista e bassista) è piuttosto altisonante, ma anche perché il progetto trasuda una passionalità piuttosto forte e marcata: dalla presentazione visiva in abiti tradizionali alla lingua utilizzata per esprimersi (ovvero una variante, molto peculiare a quanto leggiamo, del sardo, parlata in Barbagia) all’utilizzo dei cori a tenore, fino alle tematiche del disco, rivolte “a tributo di tutti i banditi e fuorilegge che, durante il periodo Sabaudo (1720-1861), hanno combattuto, resistito e sono morti per la propria indipendenza ed individualità“, come dice la presentazione stessa. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per ottenere un disco assolutamente interessante o un miserabile tonfo dall’alto della propria audacia. Come intuibile dal voto, per fortuna, la prima ipotesi si è rivelata giusta.
Infatti la musica dei Kre^u si conferma succosa e pregna di contenuti, a dispetto del rischio di vincere unicamente sull’effetto ‘wow’, assestandosi su di un black/dark metal dal forte impatto emotivo e musicale: esso, ripescando senza celarsi troppo ispirazioni scandinave (ci vengono in mente i Darkthrone ma anche i primi Marduk o i Dark Funeral), riesce a rimestare al loro interno sonorità disparate che, pur utilizzando il black più classico, possono passare da un heavy metal venato di black thrash in alcuni momenti (la chiusura con la possente “A Palas Non Torred”) ad evocazioni quasi melodic black di scuola svedese (“Sa Morte ‘E Su Pastore” con le sue armonie che ricordano i Dissection).
Ha una grande personalità, “Kre^u”, ed è un album che sorprende perché mantiene alta l’attenzione e lo fa con la capacità – non da poco – di prendersi i propri tempi, di rallentare quando occorre e di velocizzarsi all’interno dello stesso discorso; con in più un ottimo lavoro della voce teatrale di Cuga, che oltre a farci scoprire quanto possano star bene i cori sardi nel black metal, utilizza le proprie doti vocali con gusto e personalità, anche al netto di qualche scelta azzardata (in apertura troviamo una poesia recitata a guisa d’introduzione per ben nove minuti).
Insomma, forse non siamo di fronte ad una rivoluzione di genere, ma “Kre^u” è un album composto, arrangiato e suonato in maniera professionale da parte di amanti della musica tutta e del genere in particolare, i cui ascolti vengono chiaramente a galla andando a braccetto con l’idea di fondo della band. Buon inizio, davvero.