KRINGA – All Stillborn Fires, Lick My Heart!

Pubblicato il 19/01/2023 da
voto
6.5
  • Band: KRINGA
  • Durata: 00:42:09
  • Disponibile dal: 03/01/2023
  • Etichetta:
  • Terratur Possessions

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Abbiamo conosciuto la formazione austriaca nel 2019, in occasione del loro – più che buon – debutto su lunga distanza, “Feast Upon The Gleam”, uscito sempre sotto l’egida della Terratur Possessions (la branca black metal della tedesca Ván Records). A dire la verità in questi ultimi due anni e mezzo ci eravamo pressoché dimenticati dei Kringa, nonostante l’acquisto del sopracitato dischetto effettuato quando l’avevamo ancora in ‘heavy rotation’ tra gli ascolti.
Rispetto ad allora i ragazzi austriaci hanno leggermente corretto il tiro, o per meglio dire hanno aggiunto al loro black metal grezzo, furioso e ipnotico sfumature dark, post-punk e new wave, pennellate gotiche che si innestano sul marciume sottostante. L’universo di riferimento della band si allarga: non più solo la Norvegia anni ‘90 e band con una concezione di black più moderno e ‘rituale’ tipo One Tail, One Head e Urfaust (non a caso compagni di etichetta), ma echi anni ‘80 che odorano di Christian Death, Joy Division, T.S.O.L., Bauhaus e Fields Of The Nephilim, tanto per fare qualche nome.
Non si tratta di una novità totale, né in assoluto – pensiamo al connubio tra metal estremo e death rock proposto dai Tribulation nei primi lavori, o alle influenze dark e dell’universo gotico in generale negli In Solitude, compianta meteora dell’heavy metal svedese – né rispetto alla musica della band, che ha sempre dimostrato una sensibilità un pochino fuori dallo standard black metal tout court.
Il quartetto riesce a dosare queste suggestioni con sapienza e ad amalgamare il tutto in modo convincente, e così sebbene l’opener “Across The Firmament, Stride!” si ponga in continuità stilistica rispetto al debutto, con la sua epica cupa ed ossessiva, si intravedono già tracce delle diverse sonorità che animano questo lavoro, in particolare nel drumming di Talon. “Gardens In Bloom” accentua i riferimenti al post-punk di fine anni ‘70/inizio ‘80 dando centralità al basso e regalando una delle performance vocali più varie, melodiche e sghembe dell’intera opera da parte della coppia Berstuk e Vritra. Se “Ablution” resta in territori (relativamente) più canonici, con ritmi sostenuti e un bel tiro, le successive “Labyrinth Heirs” e “Vortex Of Stillborn Fires” lavorano entrambe sulle contrapposizioni tra pieni e vuoti, melodie gotiche e furia black metal: entrambe interessanti e dalla struttura simile, non ‘bucano’ però come dovrebbero, al contrario del pezzo di apertura, sicuramente il migliore di questo lavoro.
“All Stillborn Fires, Lick My Heart!” è – in potenza – un gran disco: i Kringa sanno suonare, hanno una capacità espressiva che si pone sopra la media generale, la giusta attitudine, e una produzione che bilancia sapientemente la crudità del sound raw black metal, melodie lo-fi e un certo grado di attenzione verso le partiture di tutti gli strumenti. Nonostante questi ottimi elementi però l’interesse non decolla mai davvero, a causa di alcuni brani non particolarmente memorabili (anche se sicuramente non brutti) in particolare nella seconda parte dell’album, dove la band perde un po’ il filo. Forse i nuovi inserimenti stilistici, per quanto non forzati, richiedono qualche aggiustamento in fase di songwriting e probabilmente abbiamo davanti il cosiddetto album ‘di transizione’ verso una forma più compiuta e a fuoco.

 

TRACKLIST

  1. Across The Firmament, Stride!
  2. Gardens In Bloom
  3. Ablution
  4. Labyrinth Heirs
  5. Vortex Of Stillborn Fires
  6. Improvisation N.A.4.7.
  7. Yoke Of A Mirror Shard
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