7.0
- Band: KRISIUN
- Durata: 00:40:46
- Disponibile dal: 29/07/2022
- Etichetta:
- Century Media Records
Spotify:
Apple Music:
Fanno un po’ sorridere le dichiarazioni dei Krisiun per presentare questo “Mortem Solis”, dodicesimo album di una carriera che sta assumendo sempre più i connotati di un enorme monumento alla perseveranza e all’amore per il death metal. “Un disco più diretto dei precedenti, […] per riportare in auge il vero death metal”, sostiene Moyses Kolesne, come se le ultime opere del trio avessero rappresentato chissà quale svolta verso lidi più armoniosi. In realtà, l’album si inserisce perfettamente nel solco tracciato dai lavori degli anni Duemila dei brasiliani, magari evitando quelle ampie parentesi su midtempo sperimentate, ad esempio, in un capitolo particolarmente solenne come “The Great Execution”, ma senza per forza arrivare al delirio di violenza e alla furia cieca delle pubblicazioni degli ormai lontani esordi.
I toni sono sopra le righe sin dall’inizio, col massiccio muro sonoro di “Sworn Enemies”, una spessa e impenetrabile cortina grigio-ferro da cui emergono sia il solito andamento a mitragliatrice della batteria, sia l’ormai riconoscibile tocco del buon Moyses, che alla chitarra continua a cimentarsi in quell’alternanza tra aperture groovy e avvitamenti vertiginosi ed esasperanti. Si potrebbe pensare ad un incedere monocorde e ferale, ma da tempo i Krisiun non sono più quella death metal band che picchia e basta, lasciando le dinamiche al caso. La prima parte della tracklist presenta anzi una serie di episodi dallo sviluppo piuttosto movimentato, nel quale la funerea cascata di suoni tipica del gruppo ha modo di aprirsi anche a soluzioni dal respiro leggermente più ampio, confermando ancora una volta la crescita del livello tecnico-esecutivo dei tre fratelli. Se quindi da un lato si può dire che il terzetto abbia sicuramente cercato di non dilungarsi troppo, mantenendo la durata complessiva dell’opera all’interno di una funzionale quarantina di minuti, dall’altro è piuttosto evidente come la musica talvolta esprima una narrativa abbastanza raffinata, appoggiandosi ora ad una certa vena epica (“Serpent Messiah”, “Temple of the Abattoir”), ora nutrendosi di un groove più fumoso che riesce a richiamare certi vecchi Morbid Angel. Così, anche se nella seconda metà del disco la band ricorre un po’ più insistentemente al mestiere per rievocare e rifugiarsi in alcuni luoghi comuni del suo classico stile, alla fine l’ascolto di “Mortem Solis” risulta assolutamente piacevole, mettendoci davanti ad almeno un paio di pezzi (“Necronomical” e la succitata “Sworn Enemies”) che potrebbero fare la differenza nelle scalette dei futuri concerti dei brasiliani.