7.0
- Band: KRUELTY
- Durata: 00:40:32
- Disponibile dal: 24/04/2020
- Etichetta:
- Profound Lore
- Distributore: Audioglobe
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Caso piuttosto singolare, quello dei Kruelty. Band giapponese proveniente dal panorama hardcore, ma il cui sound è imbottito di elementi death metal, tanto che quasi si potrebbe ribaltare il concetto e definire i ragazzi – che amano presentarsi indossando passamontagna e bandane – una death metal band con un background hardcore. Il suono deathcore come sovente viene inteso oggi non è esattamente quello che il quintetto propone, e del resto non è un caso che l’edizione in vinile di questo “A Dying Truth” esca per un’etichetta di culto come la Profound Lore; non siamo dalle parti di Chelsea Grin o Lorna Shore, bensì vicini ad una formula che spesso è a tutti gli effetti una fusione di beatdown hardcore e death metal (e death-doom) vecchia scuola, la cui densità e il cui tiro rimandano ad una realtà come gli Xibalba o addirittura a Coffins e Asphyx.
Dopo una manciata di split e di autoproduzioni, questo bizzarro gruppo nipponico licenzia dunque il suo primo full-length e va ad espandere ulteriormente lo stile del repertorio degli esordi, mettendo insieme otto tracce per quaranta minuti di pesantezza in musica. La notevole durata media dei brani è un’altra peculiarità dei Kruelty, i quali tendono a cimentarsi quasi sempre in dei veri tour de force a base di riff da cavernicolo e midtempo, per creare una spessa e impenetrabile cortina grigio-ferro solo a tratti spezzata da rozze accelerazioni che ricordano i momenti più vivaci dei suddetti Coffins. Canzoni dunque in perenne continuità e dall’incedere stentoreo, prive di marcati climax o di concessioni ad altri tipi di atmosfera. Nella musica dei Kruelty la varietà a livello di approccio e caratterizzazione dei brani è ridotta al minimo, tuttavia i riff si susseguono e spesso riescono a trovare il giusto pertugio per non annoiare, tra tosti breakdown, nervose partiture old school death metal, attitudine da guerriglia urbana e un minimalismo derivante dal doom più desolante.
In definitiva, un album che, sebbene appaia a tratti alquanto monocorde, risulta di divertente sostanza compositiva se affrontato con il giusto spirito. Ci piacerebbe molto poter assistere ad un loro concerto e saggiarne tutta l’ignoranza.