7.0
- Band: KRYPTONOMICON
- Durata: 00:39:09
- Disponibile dal: 30/06/2024
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
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Osservando con dovizia di attenzione e piacere, l’ennesima opera artistica del nostro Paolo Girardi, accogliamo la fatica numero tre dei Kryptonomicon. Dopo il buon esordio del 2021, targato “Nekromantikos”, e il più controverso “Infernalia”, rilasciato due anni fa, ecco il qui presente “Daemonolatria”. Un album, promosso nuovamente dalla Punishment 18 Records, che segna, pur nel suo piccolo, un nuovo capitolo della band di Monfalcone. Il motivo? Presto detto. Rifacendosi al numero perfetto di qualche riga sopra, è stato il cambiamento avvenuto nell’estate dello scorso anno a rivoluzionare, in parte, la direzione artistica del gruppo friulano: con l’uscita del cantante Luca Sterle, infatti, la scelta dei Kryptonomicon è stata quella di proseguire con la formula canonica del power-trio, lasciando al chitarrista Stefano Rumich ed al bassista Franck Ponga, il compito di alternarsi dietro al microfono.
Più putrido e marcio il timbro vocale di Sterle, più grezzo e schizzato quello sguainato dell’accoppiata Rumich/Ponga: da qui il passaggio da un black metal marchiato death, macabro e desolante, a sonorità dove è la miscela black/thrash a tirarne le fila, preferendo episodi più tirati e, come vuole il titolo, indemoniati. Alla base, comunque, vi è ancora una volta la radice della vecchia scuola, con i Celtic Frost a disegnare una cornice sulfurea e tagliente all’interno della quale il terzetto goriziano si diverte a lanciare le dieci invettive presenti nel disco, coniugando la furia impazzita di Venom e Possessed alla matrice thrash di stampo prettamente teutonico (Destruction e Sodom in primis).
È il mantra “Satanama” a dare il via alla mostruosa cavalcata intrapresa da Rumich e compagni, riprendendo così il frame mortifero della copertina. Una folle corsa lacerata da riff pungenti e sequenziali, sui quali i ritmi imposti dal batterista Randy Legovini alternano abilmente midtempo maligni alle classiche ripartenze più sostenute.
Pur non esplodendo di creatività a livello testuale, i Kryptonomicon mantengono alta la tensione grazie a brani come “The Emperor Rising”, oscuro nel suo incedere iniziale prima di esplodere in tutta la sua rabbia; pozione velenosa stillata in passato da Tom G.Warrior che si conferma ancora oggi vincente e cardinale. Tinte tribali invece risuonano in “There’s No Life, There’s No Death”, dai toni cupi e lamentosi, richiamando così alcune caratteristiche del primo lavoro (“Timor Mortis Morte Pejor”). Crudezza d’intenti che si manifestano in maniera esplicita in “Lord Of Flies”, anticipando una “The Sea Of Creeping Evil” in cui pure elementi a stelle e strisce (dicasi Slayer) fanno la loro comparsa. Falce mortifera in azione senza mezzi termini, continuamente alimentata dal copione messo in scena dai tre musicisti, un pochino statici sul finale dell’album, dove vengono sapientemente (forse troppo) replicati i colpi inferti nei primi pezzi, prima che la teatrale title-track chiuda definitivamente il portone di questo terzo girone infernale disegnato dal gruppo di Monfalcone, autore di un prova sostanzialmente da premiare, in attesa dei prossimi passi, dai quali tuttavia ci si aspetta anche una maggiore singolarità propositiva.