7.5
- Band: KRYPTOS
- Durata: 00:35:34
- Disponibile dal: 05/07/2024
- Etichetta:
- AFM Records
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Maledetti Kryptos, ci hanno fregato pure questa volta. Non ce ne voglia la band di Bangalore per questo gesto ‘affettuoso’, ma al termine del nuovo “Decimator” è stato quasi un obbligo lasciarsi andare a tale imprecazione.
Invasi dalla loro tradizionale e grintosa precisione nello scandire poderosi e accattivanti guizzi di heavy metal, siamo stati nuovamente trascinati nel mezzo degli anni Ottanta, vogliosi di puro acciaio, rimanendoci di fatto intrappolati. Un rituale tanto semplice, sulla carta, quanto vincente in effettivo: il quartetto indiano, guidato da Nolan Levis, ci regala il qui presente “Decimator” seguendo fisso la propria linea d’intenti, riversandoci in pieno volto una dose massiccia di metallo classico, in cui Maiden ed Accept trovano degnamente la loro linea d’incontro.
Da una parte le ruvide corde vocali dello stesso Levis, dall’altra la mole di riff incisivi e melodici, nel mezzo up e midtempo abilmente alternati, garantendo così il giusto equilibrio tra i nove pezzi in scaletta: ed è stato proprio questo incastro di pezzi a premiare ancor di più il nuovo disco, con una seconda parte, introdotta dalla strumentale “Solaris”, leggermente meno ispirata ma sempre copiosa di hard’n’heavy.
E se, furbescamente o meno (ma francamente non ci interessa), l’opener “Sirens of Steel” strizza più di un orecchio (anche se rallentato) al singolo bomba “Raging Steel” del precedente “Force Of Danger”, sono le successive “Fall to the Spectre’s Gaze” e “Turn Up the Heat” a decretare l’affermazione di “Decimator”, anch’esso borchiato da una cover che trasuda ‘eightes’ con quel logo da Commodore64 che strappa più di una lacrima.
Discorso valido, nella seconda metà del disco, anche per l’accoppiata “In The Shadow Of The Blade” e “Pathfinder”, lasciando invece in sordina la title-track, apparsa un pochino timida e statica. Ma è solo un dettaglio: la forza di “Decimator” sta proprio nel suo intrinseco potere di attivare il famoso loop nell’ascoltatore, chiamato a pigiare nuovamente ‘play’ una volta giunto alla fine di “We Are the Night”.
Sperando di vederli un giorno esibirsi nella nostra penisola, godiamoci nel frattempo questa nuova sferzata sudorifera di heavy metal..