8.0
- Band: KUBLAI KHAN
- Durata: 00:23:56
- Disponibile dal: 20/09/2024
- Etichetta:
- Rise Records
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In quello che è probabilmente il picco della carriera, ad un paio d’anni dal sostanzioso EP “Lowest form of Animal”, i Kublai Khan tolgono il guinzaglio al loro quinto mostruoso disco in studio.
Quando molte formazioni lavorano per ampliare ed espandere il proprio sound, studiando la produzione ed aggiungendo variazioni ed influenze, i texani prendono volontariamente la strada opposta, procedendo per sottrazione: meno note, accordi aperti, strutture semplici, batteria dritta ed urla cacofoniche, digrignate, sporchissime. Un martello sempre più pesante, che pesta sull’incudine dettando il ritmo per il massacro nel pit.
Sulla scia di “The Guilty Dog”, “The Hammer”, “Boomslang” e delle esplicite anticipazioni “Theory of Mind” e “Low Tech”, il disco taglia tutto il grasso in eccesso, sintetizzando i pregi di scrittura del quartetto, come appare evidente nell’amara e desolante “Mud”, che parla di trauma e delle sue devastanti conseguenze, o in “972”, incentrata sulla lotta per superare le proprie difficoltà e trovare la forza per andare avanti.
In altre occasioni, la band recupera le soluzioni più apprezzate del proprio repertorio semplicemente gettando agli ascoltatori grezzi inni alla distruzione, tra i quali spiccano “Darwinism” e “Cannibal”. Le ospitate importanti di Dave Peters (Throwdown) e Jamie Jasta (Hatebreed) sono sfruttate per donare ad un paio di brani un sapore più strettamente hardcore, variando in maniera minima la sistematica demolizione che si sussegue di brano in brano.
In coda, arriva anche l’attesa “Antpile 2”, che riprende la tradizione di brani poco superiori al minuto, utili al semplice sfogo o, come suggerisce il titolo, una pura ‘dimostrazione’: praticamente un lungo breakdown inframezzato da dilanianti armonici artificiali, a fare da base a un testo composto da una sola parola.
In venticinque minuti di puro impatto, i Kublai Khan riescono a comunicare un’innata sensazione di sostanza, centrando l’obiettivo nel dimostrare che “meno è meglio”.
Un proseguo ideale dell’operato di Bury Your Dead ed Emmure, ma con la visione seria e spietata degli Harm’s Way, come mai la band è riuscita a produrre. Brutale e soffocante, ma al contempo primordiale e violento fino all’esilarante. “Exhibition of Prowess” è la forza di un primate nel contesto fiero e rurale del Texas.