8.5
- Band: KVAEN
- Durata: 00:39:00
- Disponibile dal: 25/03/2022
- Etichetta:
- Black Lion Records
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Secondo album in studio ad opera del polistrumentista svedese Jacob Bjornfot, leader e unica figura chiave del progetto Kvaen, il cui nome sarà presto sulla bocca di una foltissima schiera di amanti del black metal più epico. Diciamo questo con convinzione per un motivo molto semplice: potremmo essere in presenza di uno degli album di metallo nero più sfaccettati, coinvolgenti e ben composti degli ultimi anni, reso così sfavillante non solo dalle indiscutibili capacità compositive di colui che di fatto incarna l’essenza stessa della band, ma anche da una discreta carrellata di ospiti più o meno illustri, in grado di impreziosire un gioiello già pregiato con la loro presenza, ma andiamo con ordine.
Come dicevamo, il filone portante di questo “The Great Below” si potrebbe collocare all’interno della frangia più epica e battagliera del black metal, con più di qualche rimando ai toni pagani e persino agli stilemi di matrice power metal a fungere da collante. Ma ciò che davvero lascia stupefatti è proprio la qualità e il livello di trascinamento sfoggiato dai singoli pezzi, che vanno da fucilate sanguinarie come la iniziale “Cauldron Of Plagues” e la melodica title-track – nel cui solo si distingue perfettamente il tocco di quel mostro della sei corde di Jeff Loomis – a parentesi più tetre e cadenzate come “In Silence”, in cui Johan ‘Nephente’ Fridell ci mette del gusto ulteriore.
“Damnation Jaws” è forse il brano più classicamente black metal della prima metà dell’album, seppur con un guitar work piuttosto raffinato, anche grazie al contributo di Mike Wead, chitarrista della band di King Diamond e dei nuovi Mercyful Fate. Discorso simile anche per la fiammeggiante “Sulphur Fire”, che chiudendo gli occhi sembra la colonna sonora perfetta per dipinti come “Pandaemonium” e “Fallen Angels In Hell” di John Martin.
Ci si avvicina alla fine con una “Ensamvarg” inizialmente malinconica, che tuttavia esplode in una furia maligna, sostenuta dal contributo di Sebastian Ramstedt dei Necrophobic, anche se la vera collera giunge allo scoppio dei blastbeat di “Your Mighty Han Fallen”, una traccia a dir poco demolitiva e terremotante nel suo ferocissimo incedere, e l’aggiunta dell’ugola di Mathias ‘Vreth’ Lillmans dei Finntroll rende il tutto ancora più variegato, avendo una timbrica differente rispetto a quella del sopracitato Jacob Bjornfot, che tuttavia si dimostra perfettamente sul pezzo soprattutto nelle parti vocali e in quelle chitarristiche.
La conclusiva “The Fire Within Him Burns” inizia sulle note di pianoforte suonate da Robin Mattson (Meadows End), per poi modulare in un ultimo sfoggio di epicità evocativa a tinte oscure, ma nel contempo focose e melodiche, caratteristiche portanti di tutto questo stupefacente ascolto. Anche la durata risulta dosata perfettamente e a livello di produzione possiamo dire che la Black Lion Records abbia fatto davvero un buon lavoro.
Riteniamo che non ci sia nessuna ragione per cui un qualsivoglia appassionato non debba possedere una copia di questo disco, che peraltro appare sorprendentemente indicato non solo per gli amanti del black metal, ma anche per chi generalmente predilige sonorità un po’ più luminose: tutti i tasselli sono stati ordinati in modo tale da poter far felice un ascoltatore, indipendentemente dai suoi gusti abituali. Il futuro della nostra musica preferita ha bisogno di progetti analoghi ai Kvaen, che ci auguriamo possano giungere presto su un gradino più alto del mercato.