7.0
- Band: KYLESA
- Durata: 00:41:50
- Disponibile dal: 16/11/2012
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Dopo una carriera in crescendo e culminata con lo spettacolare “Spiral Shadow” di un paio di anni or sono, anche per i Kylesa è giunto il momento dell’autocelebrazione che prende qui la forma di una compilation intitolata “From The Vaults, Vol. 1” ed edita dalla Season Of Mist. I ragazzi di Savannah però riescono a fare diventare interessante una proposta come questa ed infatti, al posto delle hit della loro già ricca carriera, i Nostri ci offrono dodici brani piuttosto rari, quando non addirittura inediti. Tra canzoni già pubblicate ma leggermente ritoccate, piccole chicche sconosciute ed un paio di cover, spicca prepotente una nuova traccia, ovverosia “End Truth”. Laura Pleasants e soci ripartono dalle sonorità più psych di “Spiral Shadow” per imbastire un brano mellifluo e straniante, a tratti perfino delicato. Molto interessanti le scelte dei suoni, con degli effetti lontanamente kraut sopra una base ritmica chitarristica che però non esplode mai compiutamente. Refrain da urlo, ultramelodico ma non ruffiano. Se “End Truth” sarà in qualche modo anticipatore nel nuovo lavoro che dovrebbe vedere la luce nel 2013, ci si dovrà aspettare un ulteriore passo avanti a livello di crescita musicale per i Nostri. Le due cover presenti sono rispettivamente “Drained” dei Buzzov*en e “Set The Controls For The Heart Of The Sun” dei Pink Floyd: entrambe ben fatte – soprattutto la prima – e significative in quanto, se vogliamo, i Kylesa attuali stilisticamente si piazzano giusto giusto in mezzo a queste due band. Molto ben fatta anche “Paranoid Tempo”, breve (post) punk che richiama le atmosfere di “Back And Forth”. La rimanenza della track list è praticamente volta alla rivisitazione di brani appartenenti al primo periodo della band, quali “Bottom Line II”, “Between Silence And Sound II” e l’ottima “111 Degree Heat Index”, decisamente più progressiva rispetto all’originale. “Inverse” e “Wavering” sono due discrete tracce ancora piuttosto legate allo sludge, mentre in conclusione troviamo una “Drum Jam” utile solo a mostrare al mondo la doppia batteria dei georgiani. Non ci soffermiamo oltre su questo lavoro, se non per dire che comunque l’acquisto è caldamente consigliato ai fan della band, che placheranno così i loro appetiti in attesa dell’attesissimo sesto album di Philip Cope e compagnia.