9.0
- Band: L.A. GUNS
- Durata: 00:36:36
- Disponibile dal: 04/01/1988
- Etichetta:
- Vertigo
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Avete presente la serie “What If” della Marvel? Ecco, così come se Dave Mustaine fosse rimasto nei Metallica forse avremmo avuto una versione migliore dei Four Horsemen (o forse no?) ma sicuramente non avremmo avuto i Megadeth, allo stesso modo se Tracii Guns fosse rimasto insieme ad Axl Rose non avremmo gli L.A. Guns come li conosciamo, ed in entrambi i casi sarebbe stato un vero peccato.
Dopo aver contribuito alla nascita dei Guns N’ Roses – moniker coniato nel 1984 dalla fusione tra gli L.A. Guns e gli Hollywood Roses – Tracii Guns decide di averne abbastanza di Axl Rose, e così nel 1985 rimette in piedi la sua band originale formata un paio d’anni prima, reclutando per l’occasione il cantante Phil Lewis dei Girl (band glam inglese nelle cui fila militava anche il futuro Dead Leppard Phil Collen) e l’ex bassista dai Faster Pussycat Kelly Nickels, appiedato da suoi ex compagni dopo un incidente motociclistico.
Con questa formazione – cui si aggiungerà a breve anche l’ex batterista degli W.A.S.P. Steve Riley, anche se sul disco suona Nickey Alexander – vede così la luce a gennaio del 1988 l’omonimo debutto degli L.A. Guns, esordio che in termini di vendite non riesce lontanamente a bissare il successo planetario di “Appetite For Destruction”, ma che forse anche per questa sua natura più underground si pone da subito nel cuore degli appassionati come uno dei capisaldi della scena sleaze/street, forte di un sound ancora più viscerale e senza compromessi rispetto agli ex compagni di ventura.
L’opener “No Mercy” in questo senso è una dichiarazione d’intenti degna di una versione glam degli Slayer, mentre l’appeal commerciale si alza con “Sex Action” e “One More Reason”, non a caso scelte come singoli: le ritmiche di basso fanno muovere le chiappe come i Motley Crue degli anni d’oro, e Phil Lewis si mostra all’altezza con un’attitudine stradaiola seconda a nessuno mentre canta “Give me one more reason to die”.
Non abbiamo ovviamente dimenticato Tracii Guns, le cui sei corde marchiano a fuoco tanto la più bluesy “Electric Gipsy” quanto il party sfrenato di “Nothing To Lose”, con tanto di sassofono a movimentare la festa.
Chiuso un lato A da sballo, probabilmente in grado di giocarsela ad armi pari con gli ex compagni di pistole, il lato B si muove nel segno della continuità (“Bitch Is Back” è forse la più simile ai Guns di “Appetite For Destruction”, “Hollywood Tease” è un reebot di un pezzo dei Girl) ma regala una perla inattesa come “One Way Ticket” (preceduta dalla breve strumentale “Cry No More”), una rock ballad che, seppur avulsa dal contesto generale dell’album, avrebbe meritato il successo di una “Don’t Cry”.
Se “Shoot For Thrills” rialza subito il livello di tamarraggine – siamo pur sempre nella città di Mario ‘Cobra’ Cobretti – con cori da guerrieri della notte (“Fight! Fight! Fight!”) e sirene in sottofondo, il rock’n’roll di “Down In The City”, con anche un bel giro di armonica, chiude in bellezza l’opera prima delle pistole più affilate di Los Angeles.