8.0
- Band: LA JANARA
- Durata: 00:47:32
- Disponibile dal: 27/03/2019
- Etichetta:
- Black Widow
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Abbagliati spesso da un’esterofilia figlia di un complesso di inferiorità più o meno latente, noi italiani ci dimentichiamo talvolta della ricchezza della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra storia. Artisti provenienti dai generi più disparati si ritrovano a guardare altrove, verso terre lontane, magari nel Nord Europa o addirittura oltreoceano, per cercare la propria musa ispiratrice. Eppure il nostro Paese sarebbe fonte inesauribile di materiale per creare forme artistiche di qualunque genere, anche quelle più oscure e arcane. Lo dimostra perfettamente La Janara, una formazione proveniente dall’Irpinia, che decide saggiamente di mettere in musica la propria terra, il proprio folklore, la tradizione agreste di popoli così antichi da essersene persa quasi memoria, schiacciati da una Storia, quella dell’Impero Romano, che molto spesso viene percepito come il punto zero della cultura dello Stivale.
“Tenebra” è un lavoro splendido, tanto per mettere subito le cose in chiaro, che raccoglie la tradizione del rock/metal occulto, figlio dei Death SS e di Paul Chain, e lo rilegge filtrandolo attraverso la terra ombrosa dell’Irpinia, raccontandone le leggende. Brano dopo brano seguiamo le vicende di Violante, strega, amante, e soprattutto donna, in un mondo in cui la femminilità è ancora una colpa, il marchio del peccato. L’accompagniamo nel suo dolore per la perdita dell’amato, assistiamo alla sua discesa verso l’oscurità, vedendola abbracciare le pratiche occulte, fino all’epilogo che la porta fra le braccia della morte. Ma quella che sarebbe ‘solo’ una profonda tragedia umana, acquisisce una bellezza struggente grazie alla capacità della band di inserire la narrazione in uno scenario estremamente vivido: La Janara ci riporta in maniera fortissima al nostro passato, il nostro, non quello idealizzato dai libri e dai luoghi comuni. La band ci restituisce quella quotidianità trascorsa nei campi, a combattere una Natura che è al tempo stesso madre e portatrice di vita, quanto oscura, misteriosa e minacciosa quando il buio scende ad avvolgere il mondo, un buio che non ha le luci della città a scacciarle, ma che raccoglie uomini e donne intorno al fuoco, con gli anziani a narrare storie che sopravvivono solo nei loro racconti. La Janara fa tutto questo grazie a dei testi molto belli, in lingua italiana, evocativi senza mai essere didascalici, e attraverso una scrittura musicale che spesso abbraccia il folk, il progressive e perfino una certa canzone d’autore (citiamo ad esempio il primo De André). La musica accompagna e sottolinea le vicende e i paesaggi descritti: così “Mater Tenebrarum”, “Tenebra” o “Mephis” portano avanti il lato più cupo e oscuro della musica della band; mentre brani come “Violante Aveva Un Osso Di Capra” o “Volano I Corvi” vivono sospesi in un mondo rurale, con chitarre acustiche e suoni più lontani. Impossibile non citare anche “Or Poserai Per Sempre”, che cita Leopardi in una delle sue pagine più struggenti, ed infine “Ver Sacrum”, fiera celebrazione del popolo irpino. Non ci resta, dunque, che consigliare con fermezza l’ascolto di questo ottimo lavoro, che rappresenta al meglio il talento di una band che sa valorizzare le proprie radici, traendo da esse il nutrimento e la solidità per una carriera che ci auguriamo ricca e stimolante. Da non perdere!