9.0
- Band: LABYRINTH
- Durata: 00:57:48
- Disponibile dal: 24/06/1998
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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L’anno è il 1998 ed il power metal è uno dei generi metallici più popolari, se non quello più popolare dell’intera scena metal, genere capace di sfornare ogni mese un numero infinito di dischi e che vede nascere ogni giorno nuove e volenterose band. Anche in Italia il power è popolarissimo, grazie anche all’entusiasmo dei fan per l’esordio l’anno precedente di una nuova band triestina, i Rhapsody, che con “Legendary Tales” si impongono prepotenti all’attenzione della scena. Ed è questo il clima che accoglie l’uscita di quello che, a conti fatti, è uno dei capolavori del genere, vanto del power metal tricolore, “Return To Heaven Denied”, masterpiece dei Labyrinth. La band si fonda nel 1991 con una formazione composta da Olaf Thorsen e Andrea Cantarelli alle chitarre, Frank Andiver e Andrea Bartoletti alla sezione ritmica e Fabio Lione alla voce, ai quali in seguito si aggiunge il tastierista Ken Taylor; nel 1995, dopo un solo demo, riesce a pubblicare, tramite Underground Symphony, il primo demo “Piece Of Time” ed il primo apprezzatissimo album “”No Limits”. La formazione non regge però alla prova del tempo e Cristiano Bertocchi, Mattia Stancioiu e Andrea De Paoli entrano nel gruppo a supporto degli unici rimasti Thorsen e Cantarelli, visto che anche Lione lascia, in vista di un impegno più corposo e continuativo proprio con i Rhapsody. Dietro al microfono arriva così Roberto Tiranti, cantante di grande esperienza, già all’opera con i New Trolls. “Return To Heaven Denied” esce il 24 giugno 1998, sotto l’egida della Metal Blade, label che mostra di credere molto nella band, ed il successo è immediato. Prodotto in maniera perfetta, con un sound cristallino e potente, da Louis Stefanini e da Pat Scalabrino con l’aiuto della band, il disco si compone di undici perle che fondono power metal elegante e di classe, metal neoclassico e progressive, per un mix assolutamente vincente. L’apertura è affidata a “Moonlight”, solare ed energica, dotata di un chorus immediato e smorfioso, capace di conquistare immediatamente e che si imprime nella memoria all’istante, creando un forte contrasto con l’elaborata complessità di “New Horizons”, che gode di un De Paoli davvero illuminato, canzone nella quale Tiranti ha ben modo di mostrare tutta l’estensione vocale e la personalità che gli sono proprie. L’energia cala leggermente in “The Night Of Dreams”, nella quale cresce la dose di progressive per un brano di alta scuola, elegante e raffinato; se “Lady Lost In Time” è la classica e diretta cavalcata power, introdotta comunque in maniera magistrale da un attacco a dir poco ingannevole, più sorprendenti e mutevoli si mostrano le seguenti “State Of Grace” e “Heaven Denied”, elaborate e ricercate, che mostrano tutte le capacità compositive della formazione, nelle quali la potenza viene tenuta a freno a favore dell’esplorazione dei limiti del genere. Vero e proprio asso nella manica di questo album è “Thunder”, che vive di una potenza arrogante e di una urgenza violenta e prepotente e che mostra oltre ogni ragionevole dubbio quanto i Labyrinth possano essere aggressivi e devastanti. Semplice divertissement giusto per tirare il fiato, ma gradevole e simpatico, “Feel (Legend B. remix)” è la cover strumentale di un brano da discoteca molto popolare a fine anni novanta, e fornisce la giusta pausa per poter affrontare un altro grande pezzo, “Time After Time”, brano dall’andamento sincopato, che alterna sfuriate tipiche power a momenti riflessivi di chiara matrice prog, dotato di un grande break prima della fase finale. Posta quasi in chiusura, ecco la ballad obbligatoria per ogni album power metal, ovvero “Falling Rain”, dolce e delicata ma non stucchevole ed iperglicemica, nella quale Tiranti mostra carattere da vendere. Chiude al meglio “Die For Freedom”, ulteriore dimostrazione di forza e versatilità, nella quale ritroviamo tutti gli elementi caratterizzanti della band. “Return To Heaven Denied” rappresenta il vertice della carriera per i Labyrinth, nonché la nascita ufficiale, assieme al succitato “Legendary Tales”, dell’intera scena italiana; per la band questo album rappresenterà un punto di riferimento troppo alto per essere raggiunto nuovamente, un’asticella troppo lontana da poter saltare ancora, e passeranno ben dodici anni e quattro album prima di poter tornare ai livelli di questo disco con il suo meraviglioso capitolo secondo, dopo aver cambiato sound e sperimentato in lungo ed in largo per oltre una decade.