6.0
- Band: LACASTA
- Durata: 00:38:00
- Disponibile dal: 28/02/2020
- Etichetta:
- Argonauta Records
- Distributore: Goodfellas
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Dopo una gavetta durata quasi un decennio, durante la quale hanno rilasciato un paio di pubblicazioni minori e condiviso il palco con gente come Forgotten Tomb, Hierophant e Impaled Nazarene, giunge finalmente per i LaCasta il momento di confrontarsi con la prima prova sulla lunga distanza. Un traguardo senza dubbio importante – avvalorato dal sostegno dell’esperta Argonauta Records in sede di distribuzione – in cui i ragazzi pugliesi riversano tutto il loro amore per quell’ibrido black/grind/hardcore messo a punto dai The Secret di “Solve et Coagula” e successivamente diffusosi a macchia d’olio nell’underground, dando l’impressione di volerci fare a pezzi in preda ad un’esplosione di odio incontrollabile.
Un flusso di ritmiche parossistiche (si passa dal blast al d-beat nel giro di pochi secondi), chitarre imbevute di sentori nerastri e vocals scriteriate che travolge inarrestabile ogni ostacolo sul proprio cammino, il tutto racchiuso in una produzione ultrasatura che rigetta l’ordine e la perfezione formale per restituire la veridicità di un live negli spazi angusti e fumosi di un centro sociale. Insomma, se dovessimo limitarci a premiare il fervore del quartetto, il nostro giudizio su “In Æternvm” non potrebbe che essere molto alto, visti il tiro e la barbarie raggiunti dalla tracklist; il problema è che a furia di lasciarsi pervadere da questo spirito ‘no compromise’ i LaCasta finiscono per dimenticarsi di caratterizzare o di dare uno sviluppo logico alle loro composizioni, con il risultato (inevitabile) di un songwriting tanto veemente quanto messo poco a fuoco.
I riff si ammassano senza rimanere davvero impressi nella memoria, non tutti i cambi di tempo risultano particolarmente felici e la sensazione generale – una volta arrivati esausti al termine dell’ascolto – è che un po’ più di lucidità non avrebbe affatto guastato all’insieme, fra episodi che si interrompono sul più bello (“Vultures”, “Like Leeches”) e altri che non sembrano portare da nessuna parte (le lunghe marce funebri di “Black Mold” e “Taste of Power”). Vero che il fascino di una simile proposta risieda anche in questa sorta di ‘furia cieca’, ma per il momento la fluidità e la capacità di scrittura dei cosiddetti maestri si attestano su altri livelli.