LACITTÀDOLENTE – In A World Full Of Nails I Have Got Nothing But My Hands

Pubblicato il 27/05/2025 da
voto
8.0
  • Band: LACITTÀDOLENTE
  • Durata: 00:33:24
  • Disponibile dal: 30/05/2025
  • Etichetta:
  • Toten Schwan Records

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“In A World Full Of Nails I Have Got Nothing But My Hands” vomita rabbia e disgusto per i ritmi nefasti della contemporaneità, le sue regole illogiche, il suo annaspare misero tra cose da fare, impegni, fastidi, scocciature e quant’altro inquina la quotidianità. Sono anche stavolta perfettamente sincronizzati al male di vivere metropolitano contemporaneo, i Lacittàdolente, ed il dolore è perfino acuito rispetto a quanto fattoci udire nell’esordio “SalesPeople” di circa quattro anni e mezzo fa.
La formazione milanese persiste in un filone divenuto negli anni un po’ marginale, quello del mathcore più ferale, cupo, distorto; nel loro caso sì convulso e poco lineare, eppure in fondo piuttosto composto e coeso. Figlio dell’hardcore nudo e puro e quindi appesantito, metallizzato, abbassato nelle tonalità per risuonare ferale, deragliante, un marasma che descrive benissimo le ansie e l’alienazione delle realtà cittadine occidentali, almeno quelle di grossa taglia.
Un sentiero di lancinante sofferenza tracciato con urticante livore nell’esordio e ora modificato percettibilmente, per diventare ancora più soffocante, tremendo e incisivo: i cambiamenti sono nel suono e nella struttura della line-up, con questo secondo aspetto ad essere ovviamente una delle cause scatenanti del primo. La formazione è infatti adesso soltanto un duo: Federico Golob a voce, chitarra, basso e Guido Natale alla batteria. Potremmo affermare, ironicamente – loro che sono criticamente, fortemente, anticapitalisti – come si sia quasi verificato un processo di riduzione del personale ed efficientamento come quelle delle più ciniche multinazionali; ovviamente, si scherza. Mentre di risate, neanche quelle amare, non vi è segnale alcuno nel corso del disco.
Ciò che si coglie fin dalle prime battute è appunto la riduzione delle velocità e degli elementi più affini a un universo metalcore ‘alla Converge’, ben presenti in “SalesPeople”, per concentrarsi su un qualcosa di nettamente più lento, denso, sempre laborioso e intricato ritmicamente, ma direzionato a una cupezza incombente, tra Botch, Car Bomb e frattaglie noise rock.
Il tipo di produzione e alcune atmosfere si collegano a quanto espresso nell’album d’esordio, mentre il modus operandi e l’indirizzo stilistico complessivo preferiscono installarsi su coordinate differenti, esaltando un intricato, burbero nervosismo. II fantasioso attorcigliarsi di chitarra e basso prende sempre una piega nevrastenica, preferendo all’imprevedibilità un incedere martellante, quasi industriale, sintonizzandosi quindi ai temi delle liriche. Il senso di spersonalizzazione dell’individuo, il sentirsi ridotto a semplice fattore produttivo di una macchina che tutto fagocita e distrugge in nome del profitto, quasi lo si tocca con mano.
“In A World Full Of Nails…” vive di uno stillicidio di dissonanze, strappi, rallentamenti bruschi e ripartenze ancora più corpose, suonando relativamente dritto e sintetico per gli standard di settore: le tracce si snodano tra pulsioni animalesche e un senso di asetticità da catena di montaggio, ricordando a volte anche il suono meccanico dei Meshuggah. Nel mezzo, dei freddi stralci di dialoghi – dei quali ci è difficile carpirne l’origine – portano altra alienazione e stordimento: lo stesso sentimento di claustrofobica, deprimente piattezza di una normale giornata di ufficio in una normale azienda, all’insegna dell’inutilità. Nel caso dei Lacittàdolente, tematiche alla base dei testi e sonorità viaggiano davvero all’unisono, risuonando terribilmente bene nell’animo di chi ascolta.
In questo fosco labirinto, si elevano nella tracklist le due canzoni più lunghe e dalle atmosfere più torbide e stratificate: stiamo parlando di “(It’s) Clearance Season” e “Neon Death (Forever On The Payroll)”, ancora più spietate e terrificanti delle altre, connettendo la brutalità di certo d-beat alla ripugnanza del doom più estremista. “In A World Full Of Nails I Have Got Nothing But My Hands” invece sa prenderci a schiaffi e farci pensare, qualcosa che è facile coniugare nello stesso disco e non possiamo che darne merito al duo milanese, ancora più duro, lucido e concreto nel dare forma alle proprie visioni.

 

TRACKLIST

  1. In a world full of nails...
  2. Crushed under the ho(a)rd(e) / in the rarified air
  3. (all they want is) A clear conscience and a fat paycheck.
  4. A lever fiddled with, weightless (Venal II)
  5. (It’s) clearance season.
  6. As my nails on this coffin leave no trace
  7. Neon death (Forever on the payroll)
  8. With sinews ripped
  9. Foaming at the mouth,
  10. …I have got nothing but my hands.
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