7.5
- Band: LACITTÀDOLENTE
- Durata: 00:26:54
- Disponibile dal: 18/09/2020
- Etichetta:
- Fresh Outbreak Records
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Lacittàdolente: scritto così, tutto attaccato, perché c’è necessità di essere concisi, evitare le pause, andare veloci, che il tempo stringe. Ideale colonna sonora di città brulicanti, persone in frenetica corsa non si sa bene verso dove, schizofreniche, perse in un andirivieni al quale, in fondo, è difficile dare un vero perché. Fra i tanti stilemi sonori che hanno cercato di rappresentare questo affastellarsi di impegni, affanni, dolori e piccole/grandi tragedie quotidiane racchiuse nella vita metropolitana di singoli, fragili individui, l’hardcore nelle sue forme più urgenti, spigolose e destrutturate pare essere una delle migliori risposte possibili. Vi soggiace un bisogno di sfogarsi, forse anche di spiegare, perché si arrivi a tanto, perché ci si pieghi a ritmi così innaturali e sconvolgenti. E allora, val bene andare verso l’eccesso perpetrato dalle strutture imbizzarrite del mathcore, adeguata traslazione di taluni mali del viver moderno in suoni ansiogeni e in perenne bilico sull’orlo del caos supremo. Lacittàdolente verga le sue lacrime acrimoniose in sciabolate di un hardcore crudo e dirompente, che incorpora varie striature della galassia post-core, all’interno di una proposta tanto ansiogena quanto cerebrale, dritta al punto ma ritorta su se stessa in pungenti aggrovigliamenti.
Può sembrare più semplice di quel che è, “SalesPeople”, proprio perché i quattro sanno aggredire con una carica figlia dei contesti hardcore gretti, sporchi e ignoranti. Ritmi tambureggianti e riff velenosi li sanno maneggiare bene, altroché. Ma è solo un ingrediente dell’impasto. Gli assalti a testa bassa servono a smuovere e iniettare adrenalina, poi inizia il valzer di sincopi e tempi dispari, scariche al limite del grind, avvitamenti, ripartenze laceranti, brevissimi stacchi disorientanti, in cui dosare perversioni noise e una tensione post-metal velata, mai esibita limpidamente. Con gli ascolti, emerge la fascinazione per la fiera disperazione dei Tragedy, anche questa entra in modo subdolo, non così palese né dichiarato sfacciatamente. Nel suo ricercare e indurre dolore, “SalesPeople” percorre strade tortuosissime, un toboga dove si è sballottati da tutte le parti, eppure la direzione rimane salda, il fine ultimo ben delineato. Infatti, anche interpretandolo come un disco metalcore nudo e crudo, di rabbia e distruzione, panico e polverizzazione dei padiglioni auricolari, funziona benissimo, forte di un riffing tanto selvaggio quanto preciso e una coesione interna rigorosissima.
Abili a rallentare e portarsi vagamente in territori sludge-core – anche qua, bastano pochi secondi per arrecare danni irreparabili – i Lacittàdolente disseminano di strane deviazioni ogni brano, ricorrendo a quale partitura particolarmente sghemba, sussurri, parlati, inserti di suoni esterni. Una vena sperimentale inghiottita dal moto orgiastico degli strumenti, ma che nel lucido marasma generale non scompare affatto. Il gruppo ha sensibilità per le melodie amare del crust-d-beat irrobustito di metal estremo, però non le cavalca spudoratamente, andando verso schemi di facile lettura. Rielabora e fa suoi taluni andamenti, così che la citazione può essere colta ma non si fa richiamo smaccato. Ecco perché funziona bene e non sa di già sentito, ad esempio, il pezzo ‘slow’ del lavoro, “Profiteering”, che al contrario potrebbe schiudere nuove porte in futuro alla formazione. Arriviamo in fretta alla lunga traccia finale, nel quale esplode il sarcasmo trucido insito nel disco, con l’inserimento di spezzoni di “Get Up, Get Out” dei The Weavers (inconfondibile melodia in auge negli ultimi anni grazie ad uno spot pubblicitario). Un pungente contrasto fra la violenza del mathcore dei ragazzi milanesi e il rassicurante suono antico della canzone, ‘sporcata’ di recente dall’uso commerciale. Crea un certo disagio l’accostamento e crediamo sia un effetto voluto, che dà una panoramica ancora più ampia sugli intenti di una delle migliori realtà emergenti passateci tra le mani nel 2020.