8.0
- Band: LACOLPA
- Durata: 00:35:15
- Disponibile dal: 19/12/2024
- Etichetta:
- Brucia Records
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Non potevamo che attendere con ansia (letteralmente!) il nuovo lavoro dei nostrani LaColpa: l’escalation interpretativa e musicale iniziata con il bruciante debutto “Mea Maxima Culpa” ed ulteriormente arricchita col successivo “Post Tenebras Lux” raggiunge oggi un nuovo livello di caustica potenza grazie a “In Absentia Lucis” e le sue insane composizioni multiformi.
Prerogativa del gruppo infatti, rimane quella di esplorare un certo disagio esistenziale attraverso una palette di colori e stili variegati, dallo sludge al black metal, dal noise al doom, senza indugiare troppo sulle etichette e puntando a confezionare un’opera che si serva piuttosto dei suoi aspetti migliori per dipingere un quadro personale alterato ed oscuro.
Elemento essenziale del processo rimane poi la verve malata della sezione vocale e lirica, anch’essa impegnata nell’utilizzo di svariati stili vocali per veicolare al meglio le instabili derive umorali che si susseguono durante i brani. “Our Vast Loneliness” ci fa poggiare i piedi sull’infida calma apparente dell’intro, un morbido tappeto pronto a svelarsi sopra il baratro di rumori elettrici ed elettronici sotto di noi, in una caduta abissale da cui emerge un tagliente lead di chitarra che diventerà presto il riff portante e finale del pezzo. Continuano a tuonare possenti le chitarre nei riff alteri di “Lords Of Nothingness”, sicuramente la canzone più ‘dritta’ dell’album, dove stavolta è una monolitica ritmica di chitarra a trasformarsi in uno stridulo fraseggio sulle corde alte nel finale.
Come detto però, i Nostri sanno dare svolte repentine ed inattese al loro materiale, come ad esempio nel collasso sonico di “Nothing Is True”: si tratta di un trip-hop infestato, tossico, unione innominabile tra Massive Attack ed Abruptum che aumenta la suggestione fino agli arpeggi claustrofobici di “Where God Lives”. Essa, oltre a richiamare le gesta dei Deathspell Omega più recenti, introduce ad un vero procedimento di disintegrazione: il suono si disgrega in mille parti, sfregiato, riuscendo a recuperare un’effimera melodia destinata però ad infrangersi contro il frenetico finale di mille pianoforti all’impazzata, assalto conclusivo e chiusura disturbante di un percorso terrificante nella sua oscena assurdità.
Invece che diluire il phatos in un disco di un’ora (elemento comune per lavori di questo tipo), “In Absentia Lucis” concentra tutta la sua intensità in poco più di mezz’ora, regalando una prova esplosiva in ogni suo dettaglio.
Emerge a tratti un lieve senso di manierismo nella struttura dei brani, ma è pur vero che quando si trovano gli strumenti giusti per fare male, è difficile non utilizzarli nel modo più letale possibile. Calcolato ed inquietante, il terrore dei LaColpa pervade ancora la loro musica.