8.0
- Band: LACUNA COIL
- Durata: 00:46:30
- Disponibile dal: 11/10/2019
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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Vola come una farfalla, pungi come un’ape. Non ce ne voglia l’immortale Ali per questa blasfema citazione, ma è il primo concetto che ci viene in mente ascoltando “Black Anima”, nuovo album dei Lacuna Coil trainati come sempre dall’angelica leggiadria di Cristina Scabbia, contrapposta però ora ad un’anima più diabolica a livello strumentale, con un Andrea Ferro sempre più coinvolto nel delicato ruolo di equilibratore tra le due fazioni. Riprendendo là dove “Delirium” ci aveva lasciato, il nono album della Spirale Vuota riesce ad alzare ancora più il tiro, catalizzando in energia pentagrammata tutte le vicende negative che hanno colpito negli ultimi anni il trio Scabbia-Ferro-Coti Zelati, ormai cementato in un blocco granitico reso sempre più spesso dal passare degli anni. Sbaglia però chi liquida i nostri connazionali come una copia sbiadita dei Korn, ché il sound americano è parte del loro DNA dai tempi dell’Ozzfest, ma soprattutto perchè le ritmiche pestone sono solo una gradazione cromatica alla pari delle timbriche dei due cantanti e della sempre più presente elettronica dark, la cui commistione forma un affresco di spaventosa bellezza (nel cui contesto si inseriscono alla perfezione i costumi di scena introdotti di recente), proprio come il circo rappresentato in “The 1.19 Show”. Senza soffermarci sulle singole tracce (per cui vi rimandiamo al nostro track-by-track), possiamo dire che, dall’alfa e omega delle title track gemelle, passando per la rabbia catartica di “Layers Of Time” e la speranza salvifica di “Save Me”, “Black Anima” rappresenta un’opera da gustare nella sua interezza, capace di mettere a nudo l’anima nera dei nostri connazionali così come di lasciar trasparire la luce che segue l’oscurità, creando una connessione ancora più forte (on stage ma anche in cuffia) con i propri fan. A questo punto la domanda sorge spontanea: stiamo parlando del loro album migliore, magari insieme allo storico “Comalies”? Il tempo elargirà la sua sentenza, nel frattempo possiamo di sicuro definirlo come il lavoro più ambizioso e completo di sempre, il che dopo vent’anni di carriera non-stop non è affatto scontato. In un anno musicalmente ricco di sorprese e ritorni, un’altra piacevolissima prova per quella che si conferma come la perla nera più luminosa del mainstream metal made in Italy.