7.0
- Band: LAETITIA IN HOLOCAUST
- Durata: 00:41:35
- Disponibile dal: 31/03/2019
- Etichetta:
- Third I Rex
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Otto anni sono un intervallo lungo per qualunque tipo di prodotto artistico, figuriamoci per il ritorno di una band come i Laetitia In Holocaust, che hanno da sempre mostrato di perseguire una direzione musicale peculiare; e nona caso anche a questo giro il duo emiliano ribalta le carte. Dopo un esordio sulla lunga distanza insieme sulfureo, misantropico e ricercato con “The Tortoise Boat”, un album che vale assolutamente la pena di recuperare qualora non sia già in vostro possesso, e la svolta più quadrata e curata (in termini di produzione) di “Rotten Light”, con “Fauci Tra Fauci” i Laetitia In Holocaust approdano su Third-I-Rex, guardando in maniera più convinta alla loro dimensione black metal tout court e puntando nel complesso alla definitiva consacrazione. Risultato assodato? Assolutamente sì, anche se un senso di nostalgia e insoddisfazione resta al termine dell’ascolto. Non fraintendete, non stiamo cedendo alla sindrome del “Sì, bravi, ma i demo erano più oscuri!”: semplicemente ci pare che tra i solchi di questo più che discreto disco manchino in parte la disperazione umana e la fame espressiva che la facevano da padrone nei lavori succitati. N. e S., le due anime oscure dietro il progetto, sono sempre più maturi dal punto di vista compositivo e il loro sound si è fatto cristallino e potente senza cedere una briciola in termini di violenza – esacerbando anzi il loro lato più graffiante; i riff forsennati di “Diva Fortuna” e “Through The Eyes Of Argo”, poste in apertura, bastano da soli per far scuotere la testa forsennatamente, così come le variazioni imprevedibili di brani come “In Cruelty And Joy” e “The Elders Know” dimostrano che anche con le chitarre distorte e i bpm incrementati i due musicisti sanno esprimersi bene. Ma, appunto, dell’antico gusto sublime e scarno resta traccia solo nello struggente intermezzo acustico di “Exile”, e ci pare un peccato rispetto alla furia tutto sommato più “convenzionale” del resto del lavoro. Con una piccola provocazione, se a illustrare il precedente lavoro trovavamo l’angelo caduto inciso da Doré per la sua famosa Bibbia, qui ci pare che quel demone si sia rialzato a testa alta, trasformandosi nel mondano Lucifer creato da Neil Gaiman. Che non può certo essere accusato di bontà, debolezza o di assenza di carisma, ma esattamente come i brani qui presenti ha perso un po’ della sua anima primeva e ribelle.