6.5
- Band: LAETITIA IN HOLOCAUST
- Durata: 00:39:14
- Disponibile dal: 1/04/2009
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Atipica e senza dubbio lontana da ogni schema fisso la proposta dei nostrani Laetitia In Holocaust, che giungono con questo “The Tortoise Boat” alla loro prima uscita discografica. Artwork minimalista, l’acronimo “LIH” che svetta sulla copertina dell’album e nessun booklet incluso nella distribuzione: tutti elementi che fanno capire quanto la band voglia essere distante e criptica nei confronti dell’ascoltatore nel proporre la propria ricetta sonora. Il two-piece emiliano, pur affondando le radici nel black metal, sconvolge ogni paletto imposto dal genere mettendo in disparte il classico suono zanzaroso ed iperdistorto ed innestando delle dissacranti chitarre acustiche. Se da un lato possa risultare eccessivamente estrema la scelta di affidarsi ad un suono totalmente acustico, dall’altro è innegabile che la scelta del combo italiano porti un po’ di freschezza e innovazione nel suono di un genere che nella sua forma più classica ed ancorata al passato non ha mai dato troppo spazio a sperimentalismi e soluzioni alternative. Voce e sezione ritmica invece non manifestano la stessa voglia di sperimentare espressa dalle chitarre, e le vocals lancinanti ed acidule di S. risultano convincenti ed adeguatamente maligne per non rendere sterile e ridicola la proposta. I brani di questo “The Tortoise Boat” risultano compatti e lasciano poco spazio a variazioni sul tema facendo sì che l’album si apprezzi maggiormente nella sua interezza piuttosto che sulle qualità dei singoli episodi. La compattezza e poca dinamicità dei brani risulta essere il problema maggiore di questo lavoro, che con i suoi quaranta minuti risulta essere uno scoglio piuttosto arduo anche per gli appassionati del genere. La produzione è in linea con il genere e si sposa perfettamente con il minimalismo visivo che attornia la proposta: non avremmo disdegnato una maggiore separazione del suono degli strumenti che in qualche frangente risultano eccessivamente impastati tra loro. Il debutto dei Laetitia in Black, sebbene lontano dall’essere considerato essenziale, si fa apprezzare per la voglia di sperimentare e di rompere gli schemi anche se un po’ di varietà in più avrebbe sicuramente attirato qualche estimatore in più. Rimandati alla loro prossima pubblicazione.