6.5
- Band: LAHMIA
- Durata: 00:52:59
- Disponibile dal: 14/05/2012
- Etichetta:
- Bakerteam Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo i crescenti responsi dei due demo pubblicati in passato – “An Eternal Memory” e “Forget Every Sunrise” – i romani Lahmia arrivano al debutto su full-length attraverso l’attenta Bakerteam Records, che sta spingendo molto la melodic death metal band della Capitale. In questo esordio, intitolato con un forse un po’ abusato “Into The Abyss”, rileviamo dei fattori certamente di pregio e prestigio per i ragazzi, ma purtroppo anche una nutrita serie di cliché e una imperante mancanza di originalità che, se fino a livello demo si poteva perdonare, ora che si fa sul serio bisogna anche un po’ condannare. Fra i pregi abbiamo sicuramente la buona professionalità con cui si presenta il prodotto, dotato di copertina a cura di Niklas Sundin, masterizzazione presso i Fascination Street Studios di Jens Bogren e registrazione/mix agli Outer Sound di Giuseppe Orlando dei Novembre; le credenziali, quindi, ci sono tutte e, oltre a ciò, “Into The Abyss” può vantare una tracklist che scorre via piacevole e carica di pezzi ineccepibili e ben strutturati, almeno in ambito death metal melodico influenzato da thrash, classic e dark-gothic; e anche gli interpreti in questione sanno il fatto loro, inutile negarlo. Il problema che però attanaglia i Lahmia è che, praticamente in tutti gli episodi, i richiami più che evidenti ad altre band strabordano alquanto: i Dark Tranquillity sono più di un’influenza per i Nostri, e brani come la title-track e “The Tunnel” lo dimostrano ampiamente; “Silent Through The Screaming Crowd” si avvicina moltissimo a quanto fatto dai Sentenced ai tempi di “Down”; “My Crown” sfiora il plagio – ci spiace dirlo, perché è comunque un bellissimo pezzo – del repertorio dei My Dying Bride; “Glass Eyed Child” presenta passaggi cari ai Novembre. Meglio funzionano le canzoni che qualitativamente si elevano nella tracklist, ad esempio “Nightfall” e la più aggressiva “Strength From My Wounds”, nella quale interviene alla voce anche il Trevor nazionale. Dunque siamo di fronte ad un album formalmente buono e appagante, che comunque deve imporre ai Lahmia una riflessione, in quanto urge davvero aggiungere un minimo tocco personale al loro sound. Le capacità ci sono e l’attitudine anche, secondo noi si può migliorare tanto.