7.5
- Band: L'ALBA DI MORRIGAN
- Durata: 00:46:40
- Disponibile dal: 26/03/2012
- Etichetta:
- My Kingdom Music
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Il panorama musicale italiano si arricchisce di una nuova realtà che farà di certo gola a tutti gli amanti delle sonorità post rock e affini: la band si chiama L’Alba Di Morrigan, trio torinese fondato nel 2008 e giunto ora al debutto discografico con questo “The Essence Remains”, un disco in bilico tra diverse stagioni e i rispettivi colori, perfettamente rappresentati da toni semi-acustici e da un massiccio uso di malinconie sognanti che, inevitabilmente, trasportano l’ascoltatore in un vero e proprio viaggio tra influenze musicali ben confezionate e reinterpretate con classe da questi tre ragazzi. Quello che piace di questo esordio, nonostante non sarebbe appropriato etichettarlo come un disco “metal”, è come le influenze di tale genere riescano a completarsi a vicenda con quelle più orientate verso il post rock, il dream pop e lo shoegaze, queste ultime decisamente più rimarcate ed essenziali nel suono di “The Essence Remains”. Viene dunque naturale paragonare L’Alba Di Morrigan al progetto italiano più malinconico per eccellenza: i Novembre; oltre, poi, a formazioni a noi note come Alcest, Anathema o i Katatonia più introspettivi. L’ascolto risulta lineare e privo di passaggi a vuoto, nel quale ogni brano ha la sua storia da raccontare, collezionando una raccolta di passaggi delicati ora e aggressivi dopo, interpretati con personalità e perizia da un Ugo Ballisai tanto versatile nel guitar work quanto convincente nelle sussurranti linee vocali, sofisticate ma mai noiose. Non un lavoro unicamente strumentale, quindi, ma un riuscito connubio tra note nostalgiche e linee vocali profonde, cariche di quel pathos trasognante tanto caro ai lavori di questo genere. Il disco scorre quasi come a formare un ruscello di emozioni contrastanti ma convergenti in un unico epicentro malinconico, alternando pezzi come “Lilith” – cantata interamente in italiano – o la prima parte di “Holy Mountains”, dal mood tipicamente “heavy”, ad altri estramamente evocativi, come la lunga e psichedelica “Equilibrium” o la dolce “The Fairie’s Circle”. Un debutto convincente e che verrà di certo apprezzato dagli amanti delle band menzionate; molto ben curato sotto quasi tutti gli aspetti e capace di allontanare il minaccioso spettro della musica ‘già sentita’. Se volete farvi male, una colonna sonora adatta nel rievocare vecchi ricordi e nel conseguente sfogo emotivo. Musicalmente parlando, un biglietto da visita che fa ben sperare.