4.5
- Band: LANA LANE
- Durata: 01:08:57
- Disponibile dal: 07/12/2007
- Etichetta:
- Frontiers
- Distributore: Frontiers
Spotify:
Apple Music:
Erano tre anni che non si avevano notizie di Lana Lane, da quando la cantante statunitense si presentò sul mercato con “Lady Macbeth”, un album che presentava particolari spunti di interesse. Stiamo parlando di un’artista che ha fatto dell’attaccamento strenuo al melodic rock più classico un vero e proprio punto di orgoglio, tanto da lasciarci sempre una certa attesa nei confronti delle sue nuove incarnazioni. Peccato che talvolta, come nel caso del presente “Red Planet Boulevard”, le attese siano parzialmente mal riposte. La premiata ditta (o famigliola felice) Lana Lane/Erik Norlander, marito e tastierista sempre presente, ha sbagliato mira, e mostra più di una lacuna, specialmente dal punto di vista compositivo. Le song, infatti, appaiono da subito assemblate in modo sbrigativo, e subito si avverte come ‘raffazzonare’ idee senza rifletterci vada a compromettere tutto il lavoro, che sicuramente c’è stato, di registrazione e post produzione. Come spesso accade in questi casi, siccome la carne al fuoco (in termini di mero minutaggio) è molta, saranno tanti gli estimatori/addetti ai lavori che, non comprendendo appieno quanto fatto/non fatto qui dentro, si sprecheranno in lodi vuote e manieristiche. Ma vogliamo per una volta soffermarci e chiedere loro cosa c’è realmente che ‘va’ in un lavoro simile? La prima song, “Into The Fire”, insieme alla funky “Stepford, USA” sono le uniche due perle dell’album, un totale quindi di due pezzi su dieci; la produzione, tutta effettuata autonomamente dai due sposini, è penosa (ed è strano, perché ultimamente la Frontiers si è definitivamente affrancata dalle vecchie critiche di approssimazione sonora), e non può più essere accettata agli esordi del 2008. La voce stupenda di Lana Lane risuona stantia sotto il peso delle insulse composizioni qui contenute, ora volte verso il metal ora verso un rock cadenzato e privo di alcun mordente (emblema di tutto questo è il tour de force “Jessica”, i sei minuti peggiori della vostra vita), così come i latitanti synth di Erik. Non ci siamo proprio. E’ arrivato il momento di smetterla di pubblicare album simili: cari ragazzi, smettetela di fare la famigliola felice del cazzo. Scrivete dei veri pezzi, andate in uno studio di registrazione serio e poi fateci sapere. Nel frattempo, portate fuori il cane.