
7.0
- Band: LAURENNE/LOUHIMO
- Durata: 00:43:26
- Disponibile dal: 18/04/2025
- Etichetta:
- Frontiers
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Dopo il debutto avvenuto con “The Reckoning” nel 2021, Netta Laurenne (Smackbound) e Noora Louhimo (Battle Beast) tornano a collaborare per un secondo album, intitolato “Falling Through Stars”.
La title-track che apre il disco è subito un bel pezzo, dove sembra funzionare molto bene il connubio tra le due cantanti: in effetti, in occasione del primo full-length, notavamo come il songwriting ad opera dei coniugi Netta e Nino (il marito, chitarrista dei Thunderstone e degli Hevisaurus, da cui la Dahlberg ha appunto acquisito il cognome) ci aveva dato l’impressione di essere stato confezionato su misura più della Laurenne, con la Louhimo che aveva cercato in qualche modo di adattarsi. Tuttavia, se le tracce iniziali ci sembrano avvicinarsi maggiormente alle caratteristiche di quest’ultima, non ci sembra che questo avvenga in generale per tutta la durata dell’album o, almeno, se così poteva essere nelle intenzioni, vanno fatte alcune osservazioni.
Dopo la title-track, infatti, troviamo un altro dei pezzi forti del disco, “Damned”, ottimo brano dalle venature rainbowiane: in effetti, si possono notare qua e là influenze del gruppo britannico, evidenti ad esempio in una traccia come “Rotten Gold”. Altri bei brani di metal melodico sono “To The Dark”, “The Cradle e la più dura “FTS”. Rispetto al primo disco, invece, in generale, ci sono molte più concessioni a brani acustici: ritroviamo dunque una bella ballata nostalgica come “All For Sale” e bene o male quasi tutta la parte finale del disco, con la conclusiva “David Bowie & Clide” o ancora “Loud And Clear” e “Wait”, caratterizzate da interpretazioni molto intense, davvero da brividi, mentre “Let The Light Be Free” è una via di mezzo, con strofe suadenti e un refrain più duro.
Protagoniste dei brani sono ovviamente le splendide voci delle due interpreti, ma c’è comunque una certa cura anche per le parti strumentali, con lo stesso Nino Laurenne alla chitarra e con un’autentica band a supporto delle due cantanti finlandesi.
Certo, indubbiamente in questo disco si cerca di privilegiare le grandi qualità interpretative della Laurenne e della Louhimo, però una tale massiccia presenza di parti acustiche (in circa metà dell’album) rischia di creare una sorta di ibrido rispetto alle premesse con cui era partito questo progetto.
Ricollegandoci dunque al discorso iniziale, è vero che magari la Laurenne prova a cimentarsi su territori un po’ diversi rispetto al disco d’esordio, ma allo stesso tempo ci sono meno brani metal e dunque non si può dire che il songwriting vada tanto in direzione delle caratteristiche della Louhimo; anzi, questa è costretta a sua volta a cimentarsi su un campo per così dire ‘neutro’ rispetto al suo solito, facendo comunque valere la sua versatilità e le sue doti interpretative.
In generale, si nota comunque un maggior affiatamento tra le due voci, che dimostrano di conoscersi meglio reciprocamente e riescono a risultare più complementari: quest’aspetto indubbiamente giova parecchio alla buona riuscita del disco, in effetti composto da una serie di canzoni molto gradevoli, grazie alle splendide armonie vocali create dalle due protagoniste.