7.0
- Band: LEFT CROSS
- Durata: 00:34:34
- Disponibile dal: 10/11/2023
- Etichetta:
- Profound Lore
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Abbiamo conosciuto i Left Cross lo scorso anno, quando questi death metaller statunitensi presero parte in qualità di opener al cosiddetto warm up show del Maryland Deathfest, scaldando il pubblico per l’arrivo degli Immolation. A circa un anno e mezzo di distanza da quella serata, li ritroviamo su Profound Lore Records, in procinto di pubblicare il secondo album della loro carriera, “Upon Desecrated Altars”.
Sorprende il ‘salto’ dei ragazzi di Richmond, Virginia, e non solo per il passaggio da un contesto DIY/autoprodotto alla scuderia di una label underground molto affermata; anche le sonorità del quintetto sono cambiate in questo lasso di tempo, spostandosi da un death metal rozzo e tutto sommato classico ad una proposta più feroce e vorticosa, che in certi casi richiama pure formule ‘war’.
Negli ultimi tempi, il batterista S.B. è stato piuttosto impegnato con un altro suo progetto, i famigerati Antichrist Siege Machine, e l’approccio barbaro di questi ultimi si è evidentemente fatto largo anche nel songwriting dei Left Cross, conducendolo su velocità e registri mai così intensi.
Pur mantenendo una certa cura per il riffing e per la regolarità nei cambi di tempo, il disco non molla un attimo la presa e aggredisce l’ascoltatore esponendolo alle veementi energie di una rappresentazione dai toni bellicosi e apocalittici. Se qualche digressione su midtempo – puntualmente sorretta dal muro della doppia cassa del succitato S.B. – continua ad evocare i ‘soliti’ Bolt Thrower, i crudi livori dei passaggi più incalzanti ora chiamano in causa influenze che rispondono al nome di Diocletian, Heresiarch e compagnia belligerante, mettendo sul piatto una snervante sensazione di continua mobilità, di puntuale destrutturazione che smonta ogni assunto, ogni architettura nel momento stesso in cui la si mette a fuoco o la si crede stabile.
Le molteplici trasposizioni portano ad un paesaggio sonoro virulento e a una narrativa volutamente caotica: non è quindi semplicissimo riconoscere a un primo ascolto i vari episodi della tracklist, nonostante, come accennato, certi eccessi lascino ogni tanto spazio a un maggiore equilibrio.
Se affrontato tutto d’un fiato, comunque, “Upon Desecrated Altars” – complici un miraggio di Arthur Rizk (Kreator, Blood Incantation, Xibalba) e un mastering a cura di Dan Lowndes (Cruciamentum) – è quel che si dice una bella botta, una creatura bastarda che non esce strangolata dalla sua stessa irrequietezza.