7.5
- Band: LEGIONS OF DOOM
- Durata: 00:42:29
- Disponibile dal: 13/09/2024
- Etichetta:
- Tee Pee
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Omaggio, celebrazione, riconoscimento: “The Skull 3” è tutto questo e ancora un po’; in memoria di Eric Wagner.
La voce storica dei Trouble, divenuto poi il mastermind degli stessi The Skull, si è spento nel 2021, lasciandoci tra le altre cose, nei panni di un vero e proprio testamento, le parole di quello che avrebbe dovuto essere il terzo lavoro della band americana: “New Skull Record”, così recitava la cartella archiviata nel proprio PC. Oggi, grazie alla disponibilità dei suoi familiari, amici e colleghi del cantante statunitense hanno avuto la possibilità di dare libero sfogo a quei testi, dando così luce al disco numero tre della doom metal band a stelle e strisce.
Ecco quindi i Legions Of Doom, alla cui sommità fanno capo Ron Holzner, compagno di Wagner nei The Skull ed ex bassista dei Trouble, ed il chitarrista Lothar Keller, anch’egli protagonista nei The Skull nel ruolo di chitarrista. Con loro, Scott Little, alle sei corde, Henry Vasquez, già batterista dei Sain Vitus e dei Pentagram, mentre alla voce si sono alternati Karl Agell, ex cantante dei Corrosion Of Conformity, ed attuale voce dei The Skull, ed il frontman dei Saint Vitus Scott Reagers.
Super-gruppo? Diciamo di sì, anche se in questo caso, più che una prova di qualità (da vendere per la cronaca), si tratta di una vera e propria esaltazione di una figura chiave nel panorama del doom metal, quale è stato Eric Wagner, e con lui il suo stile profondo, graffiante ed espressivo. Il completamento di un’opera, portata avanti da Holzner e Keller, fortemente voluta dal resto della band; ed il risultato non poteva che avere i caratteri di un album più che meritevole.
Partiamo subito citando la perla di “The Skull 3” e cioè quella “Heaven”, registrata in acustico da Wagner nel 2015 e rielaborata oggi, grazie alla quale possiamo gustare ancora una volta la magia, la semplicità e la precisione trasmessa dalla sua stessa voce.
Da “Beyond the Shadow of Doubt” alla conclusiva “Hallow by All Means” abbiamo invece un compendio, una sorta di dispensa su come suonare buona musica con così tanta classe da sembrare quasi scontata. E’ quindi la massiccia e tonante “Beyond The Shadow Of Doubt” ad introdurci nel labirinto sonoro durante il quale sarà un continuo sussulto di emozioni e ritmo, e la conferma giunge immediata con la successiva doppietta: apre le danze “All Good Things”, dal mood radiofonico ed interpretata magistralmente da Karl Agell, divulgando il pensiero speranzoso di Wagner; mentre tocca a “Lost Soul” ispessire i toni, regalandoci la traccia più cupa dell’intero disco. Nemmeno il tempo di pestare i pugni che “A Voice Of Reason” ci porta su livelli più heavy e catchy, anticipando un pezzo, “Between Darkness And Dawn” che trasuda ‘Black Sabbath’ soprattutto nella prima parte, testimoniando ancora una volta la mole di qualità tecnica espressa da tutti gli interpreti chiamati in causa. Il giusto stacco doom per accogliere la grintosa “Insectiside”, vibrante e tempestosa in sede di refrain; un salto nel vuoto prima di mettersi all’ascolto di “Heaven”.
E come da tradizione, il passo finale è una lunga litania, “Hallow by All Means”, marchiata di tensione e inquietudine; meravigliosamente glaciale.
Quello dei Legions Of Doom è a tutti gli effetti un debutto ma sarebbe riduttivo; preferiamo una riunione tra amici per ricordarne uno in particolare, Eric Wagner!