7.0
- Band: LENG TCH'E
- Durata: 00:36:25
- Disponibile dal: 25/08/2017
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Partiti nei primi anni Duemila come progetto parallelo di alcuni personaggi della scena death-grind belga – fra cui al tempo spiccava il leader degli Aborted Sven de Caluwé – i Leng Tch’e sono diventati presto una realtà a sè stante, capace di imporsi nel circuito underground con un paio di lavori notevoli, per poi firmare con etichette importanti come Relapse Records e Season Of Mist per il definitivo salto di qualità. Purtroppo per una serie di ragioni quest’ultimo non è mai arrivato e il gruppo si è velocemente ritrovato ai margini della scena, apparentemente incapace di dare una svolta alla propria carriera. Ben sette anni sono passati fra il nuovo “Razorgrind” e il precedente “Hypomanic”: una pausa lunghissima, che ha più volte fatto pensare allo scioglimento della formazione guidata dal chitarrista Nicolas Malfeyt. Questo comeback, per certi versi insperato, ci presenta però un gruppo che sembra avere ritrovato forza ed ispirazione nel tempo trascorso in semioscurità: nella quarantina di minuti del disco i Leng Tch’e continuano a seguire il loro classico filone – tra grind, death metal, arie stoner e leggere influenze metal-core – ma questa volta con la giusta attenzione per riff di facile presa e strutturate ficcanti. Non è ovviamente da sottovalutare il loro amore per i Napalm Death, vero e proprio riferimento fondamentale per tante realtà grindcore: in alcuni di questi nuovi episodi, il quartetto adotta quelle clean vocals e quei toni più torbidi rinvenibili nella recente produzione di Shane Embury e soci, conferendo a certi passaggi un inedito taglio drammatico. Si presenta come un buon mix fra brutalità spiccia e cura per i dettagli, questo “Razorgrind”: una prova studiata e ben calibrata per entrare presto in circolo e per lasciare più di qualche riff a riposare nel cervello, pronto per risvegliarsi e lasciarsi canticchiare quando meno ce lo si aspetta. I cambi di tempo arrivano precisi e si può dire che la band abbia ben lavorato per sottolinearli, senza però esagerare sul fronte groove/breakdown. Tra voglia di cambiare qualcosa, concretezza nei momenti più heavy e ottima capacità di sintesi, i belgi piazzano insomma un disco piacevole, che si guadagnerà parecchi ascolti proprio con la forza della sua apparente immediatezza. Dopo un paio di lavori macchinosi, ci voleva un ritorno così.