LEPROUS – Aphelion

Pubblicato il 24/08/2021 da
voto
7.5
  • Band: LEPROUS
  • Durata: 00:56:06
  • Disponibile dal: 27/08/2021
  • Etichetta:
  • Inside Out
  • Distributore: Sony

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Afelio è il punto dell’orbita di un pianeta nel quale il medesimo si colloca alla massima distanza dal Sole. Ebbene, dovessimo identificare il Sole come il prog metal in senso stretto, o perlomeno l’identità poliedrica sotto la quale abbiamo finito per incasellare la band di Einar Solberg, con “Aphelion” ci troveremmo alla massima distanza da tutto quello che i Leprous hanno rappresentato finora. Non bastavano le sperimentazioni soffuse di “Malina” e “Pitfalls”, entrambi straordinari nella loro diversità e nell’illanguidimento di una proposta fino a “The Congregation” assai tumultuosa e roboante. Il nuovo nato segna un altro salto in avanti, se positivo o negativo è tutto da verificare da parte dell’audience: quel che è certo, è che mancano riferimenti e connessioni precise con gli immediati predecessori, non fosse appunto per un astrattismo sempre più marcato e uno sbilanciamento verso soluzioni non metal. Con “Aphelion” le chitarre perdono di fatto la loro centralità, ancora piuttosto evidente in “Pitfalls”, mentre sono i synth, il violoncello e il violino a dipingere l’atmosfera soft, sofisticata e parecchio sorniona del disco. Per stessa ammissione della band, la tracklist non ha troppi punti in comune tra le singole canzoni, la composizione ha seguito il flusso degli eventi senza che vi fosse il desiderio o la necessità di darle un chiaro filo conduttore. La marcata pacatezza dell’insieme non porta affatto a un album lineare e di facile lettura, tutt’altro: non riusciamo nemmeno a indicare un potenziale singolo, vi è l’assenza quasi completa di andamenti trascinanti e di refrain magnetici, caratteristica che pone “Aphelion” come la creazione più ermetica dei norvegesi, pure con un certo distacco su tutto il materiale precedente.
Pur avendoci abituato a partenze, diciamo, ‘tranquille’, fa un certo effetto ascoltare un brano come “Out Of Here” già in seconda posizione: tutta giocata su sonorità misurate, un minimalismo elegante e l’insistenza di Solberg sulle note basse e sofferte, cresce moderata, da una prima parte con le ritmiche di batteria ridotte al lumicino, a una seconda briosa e avvolgente. La stessa “Running Low”, primo estratto reso pubblico, non è esattamente un’opener travolgente quanto piuttosto un episodio cerebrale, con al centro la vocalità sempre più ad ampio spettro del leader e il violoncello di Raphael Weinroth-Browne, ormai un sesto membro effettivo della formazione. Per ritrovare ingredienti familiari, come l’insistenza corale e una certa veemenza chitarristica, bisogna aspettare “Silhouette”, anche se pure in questo caso si arriva a momenti abbastanza potenti passando per vie traverse, con uno sviluppo nient’affatto prevedibile, nonostante la breve durata del pezzo. Si coglie un lavoro raffinato su piccoli dettagli, come le percussioni di apertura di “All The Moments”, gli intrecci vocali mai troppo enfatici o scoppiettanti, gli intarsi di violino, utili a sciogliere le tensioni e a portare in quei reami onirici, sottilmente cupi e indefiniti che negli ultimi tre album paiono divenuti l’ambiente più confortevole dei Leprous.
Einar non fa mistero di voglie che potremmo definire cantautorali, rinvenibili nei momenti in cui si siede al pianoforte, mette in disparte tutto il resto e rimangono solo lui, quello strumento e la sua voce lamentosa. Non è sempre semplice farsi catturare da questi stati emotivi, si avrebbe talvolta il desiderio di una maggiore energia, di essere smossi da flussi di adrenalina e coinvolgimento che non sono esattamente il pane di “Aphelion”. Dai sintetizzatori arrivano suoni cauti, sospesi tra algidità e calore, pensati per dialogare a stretto contatto con gli strumenti ad arco. Musica da camera in versione metal, come ci è spesso venuta da definire la dimensione dei Leprous da “Malina” in avanti. È il caso anche di una “Have You Ever?”, con quella levigatezza che potrebbe provenire dal pop più colto. Per quanto il contributo degli altri membri della line-up non sia marginale, l’acquietarsi della componente prettamente metal concede ancora maggior spazio all’istrionismo narrativo di Solberg, che prosegue, dal punto di vista lirico, a esporre le sue ansie e paure, sotto una prospettiva molto personale: si è spesso alle prese con una narrazione di sé, prima ancora che in ascolto di qualcuno che, semplicemente, ‘canta’ dei testi. Violoncello e violino danno ampiezza al suono, lo coloriscono, mentre le chitarre stanno perennemente un passo indietro, delineando uno sfondo dark dal quale si dipartono melodie soffuse, dei cuscini in note: non sapremmo come altro definire le caratteristiche di “The Shadow Side”, che ammicca a un incedere rock, pur rimanendo su territori di ardua catalogazione e non prestando il fianco a un agile ascolto.
“Aphelion” è un cullarsi infinito, che non pone limiti alla pacatezza. “On Hold” sembra proprio tenerci in pausa, pulsa di grazia e riflessività, pur presentando un climax ascendente che è, probabilmente, uno dei fili conduttori tra le dieci tracce. Pur apprezzando anche questo nuovo sforzo creativo, e rimanendo genuinamente meravigliati da come la band si sappia reinventare ogni volta nel giro di pochi anni, rimaniamo leggermente freddi nell’apprezzamento del lavoro nel suo complesso. La capacità di emozionare e trasmettere sensazioni è inferiore ai due illustri predecessori, serve un ascolto iperconcentrato per cogliere appieno le sfumature e lo svuotarsi di energia, l’insistere su sonorità rarefatte e di poco impeto, rende ostica una fruizione dalla prima all’ultima nota. Non ci sentiamo di affermare che il gruppo abbia esagerato e osato troppo, non c’è nulla che non vada, o che appaia poco a fuoco. Sono solo impressioni personali a smorzare lievemente l’entusiasmo per un altro album di valore, che conferma Solberg e compagni tra coloro che sanno far evolvere il metal, mettendone in discussione i valori fondanti e, rischiando, lo sanno far dialogare con altri mondi. Di questo gliene va dato atto e merito.

 

TRACKLIST

  1. Running Low
  2. Out Of Here
  3. Silhouette
  4. All The Moments
  5. Have You Ever?
  6. The Silent Revelation
  7. The Shadow Side
  8. On Hold
  9. Castaway Angels
  10. Nighttime Disguise
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