8.0
- Band: LESS THAN JAKE
- Durata: 00:37:52
- Disponibile dal: 06/10/1998
- Etichetta:
- Capitol Records
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Quando si dice trovarsi al posto giusto al momento giusto. Se band come The Mighty Mighty Bosstones o Operation Ivy (la prima incarnazione dei Rancid) ci hanno messo anni ed anni prima di arrivare al successo, per altri protagonisti della Third Wave Of Ska la gavetta è stata decisamente più breve. E’ questo il caso ad esempio dei Less Than Jake, che dopo gli ottimi riscontri ottenuti a livello underground con “Pezcore” nel 1995 firmano un contratto con la Capitol Records, ansiosa di mettere le mani sulla nuova gallina dalle uova d’oro visto il clamoroso successo di Green Day, Rancid e No Doubt. Vedono così la luce nel giro di un paio d’anni “Losing Streak” e “Hello Rockview”, destinati a diventare in poco tempo due piccoli ‘instant classic’ del genere catapultando il sestetto della Florida tra i nomi punti dello ska-punk. Nel caso specifico parte del merito è sicuramente dovuto al successo di “All My Best Friends Are Metalhead”, tormentone del 2000 grazie anche all’apparizione nella colonna sonora di “Tony Hawk’s Pro Skater 4” e nel film “Digimon”, ma rispetto ai lavori precedenti si nota una maggiore cura per gli arrangiamenti, grazie anche alla presenza in cabina di regia di un certo Howard Benson (all’epoca ancora agli albori della sua carriera, pur avendo lavorato lo stesso anno con Sepultura e Motorhead); canzoni come “Nervous In The Alley”, “History Of A Boring Town” o “Big Crash” trascendono il ristretto recinto delle ritmiche in levare in favore di inni punk rock impreziositi dalla sezione fiati. Divertimento assicurato anche con le più festaiole “Motto” e “Great American Sharpshooter” (in anticipo sul pop-punk del terzo millennio) così come con lo ska-core a tutta velocità di “Richard Allen George…No, Its Just Cheese”, mentre “Help Save The Youth Of America From Exploding” e “Als War”) sono due ottimi esempi di cali-punk senza influenze ska. Aggiungiamoci dei testi che, a dispetto dell’attitudine più caciarona in superficie, nascondono una poetica malinconia nella penna del batterista Vinnie Fiorello, ed ecco spiegato il successo di un gruppo capace di sopravvivere alle mode.