7.5
- Band: LICE
- Durata: 00:47:40
- Disponibile dal: 10/05/2019
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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I Lice sono il nuovo progetto di Niklas Kvarforth, leader e voce degli svedesi Shining, e J, batterista dei Teitanblood, formazione spagnola dedita al death/black. Completa il terzetto il musicista russo Kirill Krowli, che si occupa di chitarre, basso ed effetti. Veniamo a questa opera prima: la copertina dai forti toni gotici, che ricorda “Refuge Denied” dei Sanctuary in versione romantica, potrebbe facilmente trarre in inganno rispetto al contenuto del disco, che la definizione ‘black metal avanguardisco’ descrive abbastanza bene.
Occorre però entrare maggiormente nel dettaglio, infatti siamo piuttosto lontani sia dalla follia dei Sigh che dalle trame venate di industrial dei Dødheimsgard di ‘nuovo’ corso. Il terzetto ha un piglio moderno e una spiccata vena melodica nella quale l’apporto di Niklas è indubbiamente molto evidente, sia per la grande espressività e versatilità vocale che per la direzione stilistica generale di un disco nel quale le sonorità dark rock e depressive sono fondamentali. Se i primi due pezzi si attestano su buoni livelli, con “Towards Reality” saliamo di almeno un paio di gradini: è un brano che cresce di intensità sorretto da chitarre dal classico sapore maideniano e rivela un incedere doomeggiante degno dei Katatonia di qualche anno fa, apocalittico, gotico e molto sentito, il momento migliore del disco. “Level Below” rimescola le carte in tavola con una massiccia iniezione di shoegaze e post-wave, assestandosi – dopo la sfuriata iniziale – su toni molto più pacati e ovattati, praticamente semiacustici. La successiva “Roadkill” è un ipotetico punto di fusione tra le due anime precedenti, obiettivamente molto ben riuscito. Il resto del disco prosegue su coordinate simili, che nel caso della conclusiva “..And So The Ceaseless Murmur Of The World Came To An End” sfociano addirittura in divagazioni progressive-jazz inaspettate quanto piacevoli.
“Woe Betide You” è un disco non immediato per via di composizioni lunghe e piuttosto articolate, che nascondono sfumature ed influenze che è difficile captare a pieno immediatamente; allo stesso tempo però colpisce già dal primo ascolto, merito di soluzioni melodiche in grado di farsi ricordare e di una forza comunicativa che emerge al di là della complessità del songwriting. Uno stimolante gioco di opposti e un mix di sonorità che funziona, per un lavoro che riesce a non perdere il filo. C’è qualcosa da limare, ma prevalgono gli spunti interessanti e nonostante l’amore per le melodie aperte e solari del post-rock da parte di chi scrive siano prossimo allo zero, la speranza è di sentire ancora parlare dei Lice.