7.0
- Band: LIMBES
- Durata: 00:39:00
- Disponibile dal: 05/07/2024
- Etichetta:
- Frozen Records
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Con “Liernes”, nuovo album del progetto Limbes, Guillaume Galaup sembra essere giunto ad una sorta di piccola svolta. Se l’opera prima “Ecluse” risultava tutto sommato contigua a quanto proposto dal musicista francese nella sua precedente incarnazione come Blurr Thrower, in questa seconda prova Galaup rivede infatti la sua formula non tanto cambiando gli ingredienti, quando correggendone i dosaggi.
L’elemento depressive continua ad essere presente e distintivo, soprattutto nelle strazianti linee vocali; la dimensione atmospheric black la fa ancora da padrona; perfino la struttura in quattro brani di discreta estensione viene mantenuta, a segnare una sorta di ‘marchio di fabbrica’ nell’architettura degli album. Ma rispetto a quanto ascoltato solo un anno fa emerge in “Liernes” la ricerca di una sonorità in qualche modo più ariosa: ‘ariosa’ nel modo in cui può esserlo una proposta così feroce e per certi versi claustrofobica; ariosa come può esserlo una struttura gotica, guardacaso suggerita anche dalle grafiche di copertina. Ne è un esempio “Pied de Pilori”, che apre l’album con un respiro atmosferico, oregoniano nella forma ma europeo nella sostanza, per poi svoltare verso una fuga dsbm in ampi, riverberanti spazi bui. Ma lo è ancora di più la successiva “Les Côtes à l’Unisson”, in cui l’edificio sonoro è costruito soprattutto attraverso il dialogo tra synth dilatati e un’imprevedibile batteria.
Le già menzionate grafiche rivelano, anche se indirettamente, un altro aspetto interessante di questo nuovo lavoro della one-man band d’Oltralpe. Dietro le immagini che accompagnano la musica c’è infatti la mano di Vincent Petitjean, aka Dehn Sora, mente unica dietro Throane e Treha Sektori, membro degli Ovtrenoir e collaboratore della Church Of Ra. Proprio l’influenza del lavoro di Petitjean (oltre che di una certa corrente della scuola francese di ultima generazione) e del prolifico collettivo belga risuonano piuttosto distintamente in “Liernes”, ancor più che nel suo predecessore. Questa apertura ulteriore verso un sound black metal contemporaneo e ibrido, difficilmente circoscrivibile entro un solo genere, segna un passo avanti nella già raffinata proposta di Limbes, che sembra rivolgersi proprio ad un pubblico che apprezza band come Amenra e Oathbreaker.
Piacevole sorpresa è anche la partecipazione di Kariti su “Buffet Frigide”. La cantautrice russa, da tempo residente in Italia, è a sua volta fresca di pubblicazione di un convincente secondo full-length, “Dheghmon”, uscito a febbraio per Lay Bare Recordings. Le vibrazioni di questo interessante lavoro, che unisce con grazia funerea folk ed elettronica, si intrecciano con le suggestioni contemporanee e più smaccatamente metal di Limbes in un brano peculiare, fumosissimo, quasi una liturgia urbana.
Tirando le somme, “Liernes” è probabilmente un disco di transizione, probabilmente più destinato a chi già conosce certe sonorità, che a conquistare nuovi adepti o a lanciarsi in discorsi più ampi. Non per questo è un disco banale o prevedibile, anzi: è un lavoro elegante, ben scritto e discretamente prodotto, che ben rappresenta le derive più contemporanee di quella musica estrema che si muove tra black, sperimentazione e atmosfera.