6.5
- Band: LIMBONIC ART
- Durata: 00:50:01
- Disponibile dal: 28/06/2024
- Etichetta:
- Kyrck Productions & Armour
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Sembra che i Limbonic Art di Daemon abbiano ormai deciso di ricomparire sulla scena una volta ogni sette anni, difatti dal 2010 con l’uscita di “Phantasmagoria” sono seguiti “Spectre Abysm” nel 2017 ed ora arriva il nuovo “Opus Daemoniacal”.
Nonostante il tempo passi inesorabile e gli anni ‘90 siano sempre più lontani, persiste ancora una certa curiosità alla vigilia dell’uscita di un nuovo capitolo dei Limbonic Art: la band in passato, infatti, grazie ai primi due full-length album (ed il debutto “Moon In The Scorpio” su tutti) ha lasciato un segno indelebile nella storia del black metal sinfonico.
La magia era dovuta all’alchimia perfetta tra i due mastermind della band, Daemon e Morfeus: l’ispirazione e probabilmente anche l’intesa tra i due, con il passare del tempo, si è man mano affievolita, fino a portare prima ad una momentanea fine della band, tra il 2003 ed il 2006, e poi la fuoriuscita dalla band di Morfeus nel 2009. Siamo andati di tanto a ritroso nel tempo, ma quasi tutti vedono in questi avvenimenti un punto di non ritorno per questa formazione, ancora oggi alla ricerca della gloria dei fasti di una volta.
Se quindi pensate che i Limbonic Art debbano avere per forza di cose sia Daemon che Morfeus nella line-up, allora questa band per voi non ha davvero più niente da dire da diversi anni; per chi invece desidera seguire il progetto anche in questa ‘nuova veste’, allora ogni release ha avuto comunque qualcosa di interessante da dire, al netto dei paragoni con i primi (inaccessibili) due album. Ancora nel 2024, i Limbonic Art si collocano all’interno dei misteri del cosmo e delle forze che lo sorreggono, a partire dalla copertina (forse un po’ troppo scontata), ma anche dalle sette canzoni che compongono la nuova opera.
Chi sperava in un lavoro carico di atmosfera resterà parecchio deluso, perché qui Daemon sembra aver voluto dar sfogo a tutta la sua rabbia e produrre un album dove l’aggressività regna incontrastata a discapito (purtroppo) delle ambientazioni più sofisticate. Nei riff di questo “Opus Daemoniacal” si può comunque sentire ancora lo stile tipico dei Limbonic Art, dal riffing portante dell’opener “Ad Astra Et Abyssos”, che parte male ma poi trova un suo equilibrio, ai riff della convincente “Deify Thy Master” e della successiva “Consigned To The Flames”.
La seconda metà del disco, invece, si fa ascoltare, ma alla lunga risulta un po’ ripetitiva: gli album precedenti ad essere onesti avevano qualcosa in più, una profondità che qui è difficile rintracciare o comunque delle atmosfere che qui risultano troppo rarefatte. Anche a livello di produzione le cose potevano esser fatte meglio, in quanto sui suoni dei singoli strumenti si potevano fare scelte diverse, meno asettiche, e dare un po’ più di ‘calore’ e sostanza in modo tale da far risultare la musica meno artificiosa.
Se adesso passeranno altri sette anni e la prossima opera non sarà all’altezza delle sempre alte aspettative, allora la band nel suo lungo viaggio attraverso il cosmo rischierà seriamente di perdersi all’interno di un buco nero dal quale non vi è più via d’uscita.