7.5
- Band: LIMBONIC ART
- Durata: 00:47:05
- Disponibile dal: 07/07/2017
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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Sono passati ben sette anni dall’ultima release dei Limbonic Art. Tanto, troppo tempo per una band che, all’interno del circuito black metal internazionale, ha sempre giustamente goduto di tanta stima. L’album precedente, “Phantasmagoria”, aveva spiazzato molti fan essendo la prima prova della compagine orfana del geniale Morfeus a causa della sua dipartita dai Limbonic Art. In realtà Daemon, l’altra e unica anima rimasta all’interno della band, aveva fatto un ottimo lavoro sopperendo con la violenza alla mancanza delle imperanti atmosfere (create da Morfeus) che tanto i fan avevano amato nel passato più remoto. E’ sempre difficile esprimersi e soprattutto ripetersi ad alti livelli, ma Daemon è riuscito a prendersi tutto il tempo necessario per registrare una release di tutto rispetto che, a più di venti anni dall’uscita dell’inuperabile debut “Moon In The Scorpio”, rende onore ad uno dei più importanti monicker black metal ancora in circolazione. Il consiglio, ai fan del gruppo, è quello di non perdersi questo album anche per il semplice fatto che preserva, nonostante i decenni passino inesorabili, più di un briciolo dell’inconfondibile atmosfera creata ad arte dai Limbonic Art nel corso della carriera. Troverete questa performance di Daemon superiore quanto meno ad un paio di release passate del gruppo scandinavo. Si parte subito bene con l’opener “Demonic Resurrection” che può tranquillamente ergersi a brano-simbolo dell’intera release poichè in essa è contenuto il prezioso DNA dei Limbonic Art. La suggestiva cover non a caso ci rimanda subito alla dimensione naturale del gruppo ossia in quello spazio profondo e fantastico in cui la band ha ambientato spesso e volentieri le proprie sinfonie oscure. Anche la produzione è buona- anzi, perfetta – in quanto ci ripresenta non solo il ‘sound’ storico a livello stilistico della band, ma proprio gli stessi suoni che tutti noi abbiamo imparato ad associare ai Limbonic Art. In questo Daemon si è proprio superato e forse proprio questo sarà uno dei motivi per cui a tante persone “Spectre Abysm” piacerà di più del suo predecessore. “Disciplina Arcani” con il suo stile retrò fa tornare davvero indietro nel tempo e farà la gioia dei nostalgici al solo pensiero di poter riascoltare un riflesso dei primi due capolavori della band. Ovviamente ora nei Limbonic Art le chitarre hanno un ruolo che viene maggiormente esaltato e specialmente messo in primo piano rispetto al passato, ma non per questo la release è priva di pathos. Meritano una menzione anche “Omega Doom” ed il brano conclusivo “Through The Vast Profundity Obscure”, sebbene il riffing sia piuttosto scolastico. Piace invece di questa canzone, come di tutto l’album, la carica di energia ed il livello alto di tensione. Le tastiere ci sono ovviamente, i Limbonic Art non devono farne a meno e c’è il tentativo di utilizzarle come in passato, peccato però che la genialità manchi del tutto su questo versante. Ed in una release che mira apertamente a ritornare ai vecchi splendori questa mancanza si traduce in una profonda lacuna. Detto questo, massimo rispetto per una band imprescindibile che di tanto in tanto torna a far brillare la propria stella.