8.5
- Band: LIMP BIZKIT
- Durata: 01:02:39
- Disponibile dal: 22/06/1999
- Etichetta:
- Interscope Records
- Distributore: Universal
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La motivazione incrollabile di Fred Durst portò in fretta i Limp Bizkit ad un grande successo locale, in cui furono capaci di farsi aprire un concerto dagli Sugar Ray, sensation internazionale del momento. Il passaparola fece aumentare il culto a macchia d’olio, grazie soprattutto a grandi performance dal vivo, alle cover di “Faith” di George Micheal e di “Straight Up” di Paula Abdul, oltre allo stile bizzarro ed indecifrabile del chitarrista Wes Borland. Tutti sanno poi come l’intraprendenza di Durst portò all’amicizia con Fieldy dei Korn; da lì iniziarono i tour e, con l’inclusione di DJ Lethal degli House Of Pain, il Family Values e il debutto “Three Dollar Bill, Y’all”, i Limp Bizkit spiccarono letteralmente il volo.
La fine degli anni ’90 è un periodo cruciale per l’esplosione del nu-metal, in cui i Korn avevano raggiunto la vetta delle classifiche con “Follow The Leader” e avevano abbattuto diverse barriere con il concept del Family Values. In questo contesto entrano in gioco due fattori chiave: il successo radiofonico di “Faith” e lo spirito d’iniziativa di Fred Durst, spesso oltre il limite dell’incoscienza: ci vuole incoscienza infatti per puntare al numero uno di Billboard, alla rotazione di MTV e alle copertine delle riviste uscendo all’improvviso con una hit sboccatissima come “Nookie”. Certo, il piano è sempre stato coerente e funzionale: i Limp Bizkit devono farsi odiare, repellere, creare spaccature sia nei ‘loro’ mondi (rock alternativo ed hip hop) che in qualsiasi situazione possano invadere, perchè l’obiettivo, appena tornati dal Family Values, diventa il distacco dal ‘Korn sound’ per raggiungere la propria dimensione artistica. Per espandere la propria formula il gruppo non fa affidamento al producer Ross Robinson, inadatto allo scopo, né al guru Andy Wallace, assoldato in studio più per assicurarsi una resa sonora ineguagliabile. Facendo leva sulle proprie caratteristiche interne ed abbracciando uno dei concetti chiave della cultura hip hop, i Limp Bizkit trovano ispirazione ed aumentano il proprio bagaglio stilistico invitando Scott Weiland (Stone Temple Pilots) in studio, che va ad aiutare Durst nel plasmare il sound più accessibile del gruppo, più melodico, che diventerà il loro suono definitivo. Oltre a fare da vocal coach, ovviamente Weiland finisce anche in “Nobody Like You” assieme a Jonathan Davis, altro mentore che è superfluo presentare. Sulla scia di questa apertura melodica arriva anche Aaron Lewis degli Staind, che compare in “No Sex”, ed il fratello di Wes, Scott Borland, alle tastiere. C’è anche uno strappo marcato verso il mondo hip hop, una traccia strettamente rap che ospita due dei più grandi MCs e producer di tutti i tempi, le leggende Method Man (Wu Tang Clan) e DJ Premiere (Gang Starr), che diventerà una delle hit del disco oltre ad avvalorare Durst come rapper degno di rispetto. Non siamo comunque di fronte ad un disco che abbandona l’essenza del gruppo: i Bizkit sono sempre un gruppo che unisce metal ed hip hop, andando a forgiare il nu-metal in maniera indelebile con questo disco di svolta, superando anche gli stessi Korn da certi punti di vista. Di norma le composizioni si fanno più destrutturate, con la tipica alternanza tra parti lente ed heavy, rappate ed urlate o melodiche. Ann Powers del New York Times descrive perfettamente la sezione ritmica della band: “DJ Lethal usa i suoi piatti come una chitarra metal, riffando in modo espansivo e cercando l’effettistica al posto del ritmo. John Otto alla batteria e Sam Rivers al basso non hanno mai nemmeno provato a cercare il funk, trasformando invece la struttura basata sui ‘break-beat’ dell’hip-hop in una spina dorsale per ‘power chords’ del chitarrista“. Wes Borland perfeziona il suo stile in maniera stupefacente, espandendo e creando una variazione sul manuale del chitarrista nu-metal da poco scritto da Munky ed Head e aggiungendo il suo tocco bizzarro, personale e disorientante. Se “Nookie” è la hit suprema che ha acceso i riflettori sul cappellino rosso ci sono altri pezzi fondamentali che segneranno la discografia del gruppo: parliamo dell’opener “Just Like This”, di quella “Break Stuff” che diventerà un inno e segnerà i fatti di Woodstock 1999, della ballad passivo aggressiva “Re-Arranged” e dell’esplosiva “Show Me What You Got”. Il disco dei singoli di successo sarà il successivo, ma è fuori discussione come sia “Significant Other” a creare il template del Bizkit sound, espandendo in un progetto più ambizioso e sfaccettato e costruendo sopra la volgarità e il testosterone degli esordi. Fred non sarà mai famoso come liricista, ma la tavolozza allargata dona al frontman una maggior varietà di esprimersi in vari colori, sfruttando appieno la diversità del disco e aggiungendo un peso emotivo collegato alla fine della propria relazione amorosa (da qui il collegamento al titolo) che va a bilanciare il lato volgare, festaiolo ed ignorante del gruppo.
Stiamo parlando di un disco che ha escluso una collaborazione con Eminem (“Turn Me Loose”) e tagliato Serj Tankian dei System Of A Down da “Don’t Go Off Wandering”, che ha venduto sedici milioni di copie e che ha portato Fred Durst su TRL, nel letto di Carmen Electra e sulla poltrona di vicepresidente della Interscope. Se a breve distanza la critica l’ha sempre ufficialmente distrutto o ne ha preso ideologicamente le distanze, oggi, a distanza di un ventennio, questo disco viene celebrato ed apprezzato in maniera non ironica, in una generale rivalutazione di una band che ha rotto letteralmente gli schemi. I Korn stabilirono il sound e l’estetica nu-metal, i Limp Bizkit ne forgiarono l’attitudine.
“You wanted the worst. You got the worst“.