4.5
- Band: LINEA 77
- Durata: 00:44:41
- Disponibile dal: 02/11/2005
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
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Passo passo i Linea77 si sono ritagliati una fetta sempre più grande di spazio nel cuore dei fan italiani, nonchè sui media, come massimo esponente italico di crossover moderno, fresco ed esportabile anche aldifuori del confine, eventualità purtroppo rara nel belpaese. Il contratto con la Earache e soprattutto lunghi ed estesi tour consacrarono il gruppo, protagonista di live devastanti, fino a portarlo, con il terzo lavoro Numb, sui palchi dell’Mtv Day assieme a formazioni ben più blasonate e radio-friendly che è inutile citare. Se il suddetto Numb si era fatto apprezzare per un songwriting azzeccato e per certi singoli simpatici, la produzione aveva lasciato l’amaro in bocca ai più, non essendo al passo con i tempi e con l’immagine della formazione, da sempre coloratissima e sgargiante. Per “Available for Propaganda” i Linea sono volati addirittura a Los Angeles per le registrazioni, la macchina della promozione pareva oliata per assicurare il botto definitivo e la consacrazione generale, l’attesa dei fans cresceva incessante… ed ecco il disastro più totale. Sebbene una larga fetta degli addetti ai lavori sia impegnatissima a far apparire al meglio il triste ultimo capitolo dei torinesi, è palese già dal primo ascolto quanto il dischetto in questione non riesca ad elevarsi aldisopra della più grigia mediocrità e questo, va detto, avviene solo in pochissimi casi. Partiamo proprio dalla produzione, a detta di molti ottima e definita dallo stesso gruppo più che soddisfacente: i 3 minuti di “Fist” sono sufficienti a smontare ogni commento artificioso, a partire dalle chitarre impastate al suono della batteria, ai livelli delle voci che coprono il resto, peraltro davvero poco arrangiate e accattivanti. Se l’obiettivo era carpire il sound live della band ho idea che sia stato mancato in pieno. Rimangono dubbi? “Inno all’odio” li fuga in maniera definitiva: il testo è in italiano ma le parole si distinguono a fatica, mischiandosi con le chitarre nella strofa. Ma la produzione non può essere sicuramente l’unica discriminante nella valutazione di un album, quindi passiamo ai brani veri e propri, che non si dimostrano altro che una svogliata ripresa di quanto già detto, fatto, o sperimentato nel passato, solo con una tangibile e visibilissima mancanza di ispirazione, che porta la formazione a ricalcare i passi della loro carriera, con risultati davvero deludenti. Se il primo singolo “Evoluzione” può essere godibile ma ha un pesante retrogusto di già sentito e stufa dopo un paio di ascolti, sappiate che è il pezzo migliore dell’album, assieme alla simpatica “Lost in a Videogame”, tenuta in vita da un buon riff alla Rage Against The Machine, un drumming dance e un ritornello divertente… ovviamente la strofa è poco più che inutile. Il resto è una rovinosa discesa verso il basso, che sembra raggiungere livelli infimi con “Rotten Mouth and Broken Arm”, composto indigesto che tenta di essere una sperimentazione rinfrescante… il “LALALALA” è il colpo di grazia definitivo. Alla sensazione di già sentito si aggiunge l’amaro di influenze di quel punk scanzonato e modesto delle formazioni italiane alla Pornoriviste e dei sopravvalutati e ripetitivi Subsonica. Parlando dei singoli musicisti il drumming è elementare, il basso inesistente e le voci (mai così poco affiatate) più volte vicine allo stonare in maniera scandalosa, solo il lavoro di chitarre si salva, ma è rovinato dalla produzione scadente. Come ciliegina sulla torta si può aggiungere la pronuncia dell’inglese di Emo e Nitto, deliziosamente maccheronica, che è valsa più di uno scherno ai nostri in più parti del globo. Per inciso chi scrive si poteva ritenere fino a poco tempo fa un fan della band, li segue dall’ esordio su Collapse, li ha visti live una decina di volte e ha preso parte pure a un video come comparsa (ovviamente non mi si vede di striscio). Non ci siamo davvero.