LINEA 77 – Ketchup Suicide

Pubblicato il 29/03/2001 da
voto
7
  • Band: LINEA 77
  • Durata:
  • Disponibile dal: //2001
Streaming non ancora disponibile

E’ un onore per me recensire i Linea, una band che, detto in parole povere, mi è sempre stata esponenzialmente simpatica. In parte perchè sono Torinesi, praticamente conterranei del sottoscritto, in parte perchè sono stati (e sono) in testa alla più coraggiosa avanguardia crossoveristica italiana. Primi ad esportarsi commercialmente grazie all’aiuto della nobile (decaduta) Earache un paio di anni fa con l’ottimo ma embrionale “Too much happyness (Makes kids paranoid)”, firmano ora “Ketchup Suicide”, un gioiellino di coraggio e intelligenza partorito in questa italietta un po’ powermetallistica.
Facile sarebbe stato, alla luce di una già consolidata notorietà, copiare a mò di trasferello l’imperante ed infestante modello americano, il nu metal, insomma, allinearsi ad un trend redditizio e semplice da rispettare.
Ma ti pare che i Linea fanno cose del genere?
Non direi. Il dischetto in questione è maturo, completo, personalissimo, tre caratteristiche che, vista la stagnante scena musicale (in senso, purtroppo, lato) possono far gridare al miracolo. Perchè però perdere la razionalità e il senso critico su un disco che, invece, deve sviscerato, capito, analizzato, prima di riuscire ad entusiasmare. Già, perchè questo non è crossover da classifica, non è l’ormai diffuso “Limp Bizkit meet Korn meet Deftones meet Mazinga”, quella dei Linea è musica espressiva, lontana dal richiamo facile del groove a tutti i costi, dell’essere cool; è pervasa di una malinconia, tanto da ricordare in diversi spunti le migliori realtà Emo, l’hardcore più disperato, eppure ribelle, tanto da far avvertire echi degli ultimi, emozionanti, Deftones. Ovvio e scontato, d’altronde, che il groove, la componente rabbia+potenza non si fa attendere, solo che tutto è filtrato attraverso una concezione moderna ed evoluta del metal, in cui per fare un buon disco non basta essere brutti e ribelli, ma si deve essere intelligenti.
Se proprio vogliamo trovare un difetto all’album, direi che il principale risiede nell’uso un po’ monotono e certamente migliorabile della doppia voce maschile, per ora poco sfruttata. Tracce devastanti come “Moka”, però, certe cose le fanno dimenticare.
Ah, ultima considerazione…ottima presentazione visiva e il packaging, con alcune illustrazioni che richiamano le meravigliose soluzioni grafiche di quella macchina divina che è il Commodore 64.

TRACKLIST

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