6.5
- Band: LINEA 77
- Durata: 00:37:00
- Disponibile dal: 17/02/2015
- Etichetta:
- INRI
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Back to the roots. A distanza di ben cinque anni dall’ultimo full-length – intervallati da due EP, il divertente “La Speranza E’ Una Trappola” nel 2013 e il mai nato “C’eravamo Tanto Armati”, il cui master è stato fulminato l’anno successivo da un calo di tensione -, tornano i Linea 77 con il loro settimo lavoro sulla lunga distanza, annunciato come un ritorno al sound delle origini. Archiviata in fretta la sorpresa per copertina e titolo, accogliamo con un sorriso l’incipit affidato alla scena del cervello di Frankestein Junior – ‘Io-NON-mi-arrabbierò!’ -, preludio al primo ‘nuovo’ singolo “Presentat-Arm!”, brano decisamente meno immediato rispetto agli apripista del passato (da “Fantasma” a “Veleno”, passando per “Il Mostro” e “Vertigine”). La successiva “Luce” ci mostra l’aspetto più punk-hardcore dei Nostri, mentre con “Divide Et Impera” ritroviamo l’elettronica che aveva caratterizzato il precedente EP, elemento che, insieme al flow dell’ottimo rapper En?gma, marchia a fuoco uno dei pezzi più originali dell’album. I Linea di 77 tuttavia, come Elio ci insegna, sono quelli dei due cantanti – ‘Canto ioo’, ‘Noo, canto iooo’ -, per cui non possiamo cha apprezzare le ritmiche old-style dei due singoli recuperati dall’EP abortito, “L’involuzione Della Specie” e “Io Sapere Poco Leggere”, così come la scarica melodica di “Come Stanno Veramente Le Cose”, perfetta erede di quella tradizione MTV-friendly citata in precedenza. Menzione a parte per la conclusiva “Non esistere” – cover di un pezzo composto dai Fluxus, storica band hc-punk torinese il cui cantante, Franz Goria, figura qui anche in veste di ospite -, mentre convincono meno “Absente Reo”, “Caos” (con Sabino dei Titor) e “Zero”, brani d’impatto ma meno incisivi rispetto al resto della tracklist. Più che un ritorno alle origini, “Oh!” sembra dunque un segnare l’ennesimo nuovo inizio per il sestetto torinese, lontano dal flavour internazionale degli esordi, dall’appeal commerciale di metà carriera e dalle ultime derive elettroniche, ma al tempo stesso, nonostante l’approccio ‘low profile’, fedele al trademark che da sempre contraddistingue l’operato di Chinaski e soci. Non certo il miglior disco per i pioneri del nu-metal made in Italy, ma comunque un buon ritorno dopo una lunga assenza, superiore a buona parte della produzione del periodo Earache.